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Questo articolo è stato pubblicato il 25 settembre 2012 alle ore 19:07.

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La scuola è la base per garantire ai giovani e all'Italia un futuro migliore, ma per svolgere al meglio la sua funzione deve poter contare su «una società che creda e pratichi la superiorità dell'istruirsi bene rispetto al contare sulla raccomandazione». Queste le parole scelte dal capo dello Stato Giorgio Napolitano durante l'inaugurazione al Quirinale del nuovo anno scolastico per esaltare il ruolo dell'istruzione nonostante problemi e carenze di ogni tipo.

Altro fattore chiave, ha scandito Napolitano parlando a braccio tra gli applausi degli studenti riuniti nel cortile del Quirinale, il confronto con «un mondo del lavoro che contribuisca alla formazione dei giovani e premi le loro competenze« e «un'azione pubblica che riconosca il ruolo cardine dell'istruzione e in essa investa idee e risorse».

Tra i temi toccati, anche la necessità di confermare gli sforzi fatti per trattenere i giovani più istruiti: «In questi anni si é pensato di incentivare il ritorno dei cervelli emigrati e si é cercato di ricostruire per i ricercatori un ambiente più favorevole in patria. Mi auguro che si prosegua con decisione su questa strada, che non si facciano inversioni di marcia neanche in tempo di crisi».

Nell'intervento di Napolitano, spazio anche al recente scandalo della Regione Lazio: «Chi si preoccupa oggi giustamente per l'antipolitica deve sapere risanare in profondità la politica». Parole dure contro i recenti episodi di cronaca che hanno rivelato «malversazioni e fenomeni di corruzione inimmaginabili, vergognosi». Il Capo dello Stato, dopo aver criticato gli episodi di corruzione e di malaffare, ha sottolineato l'importanza della legalità ed ha concluso: «Vincere le mafie si può, come hanno dimostrato 20 anni fa Falcone e Borsellino».

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