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Questo articolo è stato pubblicato il 12 settembre 2013 alle ore 06:40.

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ROMA
Basta con le politiche «misurate con il bilancino». Serve «una scossa potente» contro la crisi, a partire da priorità come «un taglio drastico del cuneo fiscale». Giorgio Squinzi dice una cifra: 4-5 miliardi, da mettere sul piatto subito. Ma non bastano le risorse per intercettare la ripresa: «C'è bisogno di tante cose ma soprattutto di una stabilità di governo perché la situazione è molto preoccupante. Un governo che sia nella pienezza dei poteri, possa governare realmente e di mettere in atto le misure necessarie». Una crisi «creerebbe ritardi e situazioni di cui è difficile prevedere l'impatto».
Il presidente di Confindustria conclude il seminario del Centro studi: nel 2014 avremo un Pil di segno positivo, ma «se guardo i dati fino al 2017 sono ritmi da prefisso telefonico». Per una vera ripresa bisogna puntare a un tasso oltre il 2% all'anno. «Dai numeri qualche segno di fine caduta c'è, anche un inizio di rimbalzo, vogliamo diventi ripresa vera». Ci sono secondo Squinzi segnali di cambiamento, «ma da qui a dire che gli effetti della recessione sono finiti ce ne passa molto», e a chi gli chiede, con termine ciclistico, se l'Italia stia "scollinando" Squinzi risponde: «La pendenza è cambiata, sembra che stiamo avvicinandoci verso una discesina», ma «bisogna consolidare il cambiamento. Dobbiamo recuperare 8 punti di Pil rispetto al 2007, ci metteremo qualche anno. Per noi la crisi è finita quando si torna a stare meglio».
Serve una scossa, appunto. «Il quadro attuale è grave e fragile». E ieri sia il confronto pubblico con il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni, invitato come relatore al seminario, sia la colazione privata in Confindustria tra il ministro e Squinzi, sono stati l'occasione per parlare della strategia economica del governo, di tutte le questioni sul tappeto, dal costo del lavoro al fisco. Argomenti che dovranno essere affrontati nella legge di stabilità, nel giro di qualche settimana.
Squinzi è tornato sul documento con le priorità delle parti sociali, presentato la scorsa settimana, rassicurando il ministro che «rappresenta l'apertura di un confronto», e ha ricordato quello di gennaio «ancora validissimo» in grado di mobilitare «in una legislatura e con un governo stabile» 317 miliardi. «Non siamo per il tutto e subito. Proponiamo cose urgenti da fare, non crediamo nei miracoli, conosciamo la situazione della finanza pubblica, ma vogliamo credere nella possibilità di reperire risorse necessarie per tagliare innanzitutto il cuneo fiscale».
Tra le priorità, anche la progressiva eliminazione del costo del lavoro dalla base imponibile Irap, rendere strutturali la detassazione e decontribuzione delle retribuzioni legate alla produttività, la delega fiscale. Squinzi ha anche ripetuto che sarebbe meglio evitare il rialzo dell'Iva.
«Il manifatturiero fa da motore all'economia». E «l'appello di Genova», ha spiegato «è un programma di cose urgenti da fare con le quali avviare la ripresa, un richiamo a mettere in atto la fase due del governo con misure per il rilancio delle imprese e per il sostegno al reddito dei lavoratori». E rivolgendosi a Saccomanni: «Caro ministro, ci conosciamo da anni, lei sa che sono un imprenditore che ha per la crescita un chiodo fisso. Dobbiamo costruirla in casa noi, pezzo per pezzo». Bisogna intervenire anche sull'«emergenza credito» perché le banche continuano a razionare i prestiti. Vanno mantenuti gli impegni per il pagamento dei debiti Pa. E Squinzi ha apprezzato che «il governo Letta sta facendo molto e proprio grazie a lei, ministro, ha deciso di fare di più, la ringraziamo». Ma non si sarà mai fatto abbastanza, ha aggiunto, fino a che sarà rimossa «questa anomalia assurda». E poi l'Europa: la Bce non deve fermarsi, c'è ancora spazio per ridurre il costo del denaro; bisogna completare l'Unione bancaria e avere una politica energetica unica.
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INTERVENTI NECESSARI
4-5 miliardi
Le risorse per il cuneo fiscale
Per il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, a tanto ammontano i fondi necessari per tagliare il cuneo fiscale sul lavoro
20-30 miliardi
I risparmi con la spending
Quelli necessari per rilanciare gli investimenti e intercettare la ripresa
-8,9%
Il calo del Pil
Quello registrato dai livelli massimi pre-crisi al secondo trimestre 2013
317 miliardi
Proposte di Confindustria
Risorse che potrebbero essere mobilitate nell'arco di una legislatura e con un governo stabile
GLI SCENARI ECONOMICI DEL CSC
Il peso del fisco
Sempre in base all'indagine del CsC la pressione fiscale apparente ha raggiunto in Italia il record nel 2013 (44,5% del Pil) e resterà su livelli molto alti anche nel 2014 (44,2%). Ma la pressione fiscale effettiva, escluso il sommerso, registra quest'anno la percentuale "monstre" del 53,5% del Pil
Frena il calo degli investimenti
Il calo degli acquisti di beni strumentali dovrebbe attenuarsi nel corso del 2013. I giudizi sugli ordini interni delle imprese
che li producono, infatti, sono
migliorati di cinque punti in agosto (-52 da -57 in luglio). Sono, inoltre, in rialzo le valutazioni delle aziende sulle condizioni per investire
-25,1% La caduta della produzione È la differenza percentuale della produzione industriale dai livelli massimi pre-crisi al secondo trimestre 2013

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