Il presidente della Fondazione per il Libro, che gestisce fra le altre cose il Salone del Libro di Torino, Rolando Picchioni, è stato indagato dalla Procura di Torino. L'ipotesi di reato è peculato. Oggi la sede della Fondazione è stata perquisita da carabinieri e finanzieri della squadra di polizia giudiziaria del Palazzo di Giustizia. Secondo quanto si apprende, sono state prelevate fatture e altra documentazione. L'ipotesi è che sarebbero state fatte emettere da persone compiacenti delle fatture per operazioni mai eseguite in modo da far uscire dei soldi dalle casse della Fondazione. Il procedimento è coordinato dai pm Andrea Beconi e Gianfranco Colace.
«Sbalordito ma sereno»
«Di fronte all'enormità dell'addebito mi sento sbalordito, ma altrettanto assolutamente sereno: nella mia vita non ho mai - e ripeto mai - pensato di sfruttare in qualunque modo la mia posizione per un qualsivoglia tornaconto personale», ha dichiarato Rolando Picchioni, 79 anni, ad un’agenzia di stampa.
«L'onorevole Picchioni è assolutamente estraneo all'indagine della procura, della quale contesta ogni validità sia nel merito che nel riscontro probatorio». Così gli avvocati Giampaolo e Valentina Zancan, che assistono Picchioni. «L'onorevole Picchioni è a disposizione della procura per chiarire le circostanze contestate, delle quali sin da ora si dichiara completamente estraneo».
I legali contestano la «diffusione mediatica che contrasta con i principi del contraddittorio ai quali dovrebbe attenersi ogni civile processo». «Soltanto il contradditorio è garanzia di civiltà, se i Carabinieri e la Guardia di Finanza forniscono notizie di perquisizioni prima che l'interessato sia sentito fanno come i giapponesi a Pearl Harbor» ha attaccato l'avvocato Zancan.
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