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La Scozia è pronta per l'indipendenza? Non ancora

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La Scozia è pronta per l'indipendenza? Non ancora

Non ho una posizione sull'indipendenza della Scozia: essendo americano, mi piacciono le democrazie grandi e differenziate, ma posso capire anche la frustrazione degli scozzesi, legati al carro dell'Inghilterra di David Cameron. Per essere una buona idea, però, l'indipendenza dovrebbe poggiare su una solida base monetaria. E il movimento indipendentista mi preoccupa, perché quello che dicono i suoi esponenti su questo tema di cruciale importanza sembra parecchio confuso.

Secondo gli indipendentisti non ci sarà nessun problema: la Scozia semplicemente continuerà a usare la sterlina. Ma la cosa è molto più problematica. È vero che l'Inghilterra – intendo quello che resterebbe del Regno Unito, la Gran Bretagna, insomma come si chiamerebbe – non può impedire alla Scozia di usare la sterlina, proprio come gli Stati Uniti non possono impedire all'Ecuador di usare i dollari. Ma l'insegnamento della crisi dell'euro è inequivocabile: avere una moneta comune senza avere un Governo federale comune è molto pericoloso.

Anzi, una Scozia con la sterlina sarebbe in una situazione ancora peggiore di quella dei Paesi che usano l'euro, perché la Banca d'Inghilterra non avrebbe nessun obbligo di agire come prestatore di ultima istanza per le banche scozzesi: in altre parole, con ogni probabilità si disinteresserebbe della stabilità finanziaria locale ancora più di quanto se ne disinteressava la Banca centrale europea prima di Mario Draghi. E ancora più diversa sarebbe la situazione rispetto all'Eurozona ora che all'Eurotower c'è Draghi e la Bce di fatto svolge un ruolo di prestatore di ultima istanza anche per i Governi dell'area dell'euro.
A tutto questo si deve aggiungere la mancanza di integrazione delle politiche di bilancio. La questione non è se la Scozia indipendente pagherebbe più o meno tasse (probabilmente qualcosa in meno, a seconda di come verrebbero gestiti i proventi del petrolio). La questione è: che cosa succederebbe se qualcosa dovesse andare storto, se l'economia scozzese entrasse in crisi? Facendo parte della Gran Bretagna, la Scozia riceverebbe di fatto una consistente quantità di aiuti, proprio come uno Stato americano (o come il Galles). Se la Scozia fosse per conto suo dovrebbe contare solo sulle sue forze, come il Portogallo.

Ora, presumibilmente la Scozia avrebbe un'elevata mobilità della manodopera. Ipotizzando che riesca in qualche modo a entrare nell'Unione Europea (anche se pure questo passaggio sarebbe sorprendentemente insidioso), ci entrerebbe sulla base dell'Atto unico europeo, che garantisce libertà di movimento, e in Scozia si parla (più o meno) la stessa lingua della Gran Bretagna (anche se a volte si gradirebbero i sottotitoli).
Ma questa non è necessariamente una cosa buona: in Paesi come il Portogallo stiamo assistendo a una massiccia emigrazione di giovani lavoratori, che lascia il Paese con una popolazione meno numerosa che deve sopportare l'onere finanziario di accudire gli anziani. Lo ripeto: le doglianze degli scozzesi sono comprensibili. Ma se davvero vogliono l'indipendenza farebbero meglio a essere realistici sulle questioni monetarie.
(Traduzione di Fabio Galimberti)

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