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Questo articolo è stato pubblicato il 14 maggio 2013 alle ore 13:11.

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E' caccia a Robert Langdon, lo studioso di simbologia dell'Università di Harvard, già protagonista di ''Il Codice da Vinci'', ''Angeli e demoni'' e ''Il simbolo perduto'' di Dan Brown. Qualcuno, infatti, sta tentando di ucciderlo mentre si trova a Firenze, dove sta studiando Dante Alighieri. Barcollante, la mente invasa da apparizioni mostruose che ricordano la peste nera medievale e simboli criptici connessi alla prima cantica della ''Divina Commedia'', Langdon viene ricoverato in ospedale, sanguinante, perché qualcuno gli ha sparato. Ma ben presto sarà costretto a scappare. Sulle sue tracce ci sono un'organizzazione criminale chiamata Consortium, un movimento detto Transumanesimo e lo scienziato Bertrand Zobrist.
E' pieno di colpi di scena il nuovo romanzo di Dan Brown, ''Inferno'', pubblicato oggi in contemporanea mondiale negli Stati Uniti, in Gran Bretagna e in Italia (Mondadori, pagine 522, euro 25). Il profilo inconfondibile di Dante che guarda il lettore dalla
copertina è il motore mobile di un thriller che di ''infernale'' ha molto. Il ritmo, prima di tutto, e poi il simbolismo acceso, e infine la complessità dei personaggi che conducono a un esito raro per i romanzi d'azione: instillare nel lettore il fascino del male, addirittura la sua salvifica necessità.

Non è affatto sorprendente che lo studioso di simbologia Robert Langdon sia un esperto di Dante, anzi. E' naturale che al Sommo Poeta fiorentino e alla visionarietà con cui tradusse in forme solenni e oscure la temperie della sua epoca tormentata il professore americano abbia dedicato studi e corsi universitari ad Harvard. E quindi è normale che a Firenze Robert Langdon sia di casa, che il David e piazza della Signoria, il giardino di Boboli e Palazzo Vecchio siano per lui uno sfondo familiare, una costellazione culturale e affettiva ben diversa dal palcoscenico turistico percorso in tutti i sensi di marcia da legioni di visitatori. Ma ora è tutto diverso, non c'è niente di normale, nulla che possa rievocare una dolce abitudine. Questa volta è un incubo e la sua conoscenza della citta' fin nei labirinti delle stradine, dei corridoi dei palazzi, dei passaggi segreti può aiutarlo a salvarsi la vita. Il Robert Langdon che si sveglia in una stanza d'ospedale, stordito, sedato, ferito alla testa, gli abiti insanguinati su una sedia, ricorda infatti a stento il proprio nome, non capisce come sia arrivato a Firenze, chi abbia tentato di ucciderlo e perché i suoi inseguitori non sembrino affatto intenzionati a mollare il colpo.

Barcollante, la mente invasa da apparizioni mostruose che ricordano la Morte Nera che flagellò l'Europa medievale e simboli criptici connessi alla prima cantica del Divino poema, le labbra capaci di articolare, nel delirio dell'anestetico, soltanto un incongruo ''very sorry'', il professore di Harvard deve scappare. E, aiutato solo dalla giovane dottoressa Sienna Brooks, soccorrevole ma misteriosa come troppe persone e cose intorno a lui, deve scappare da tutti. Comincia una caccia all'uomo in cui schieramenti avversi si potrebbero ritrovare dalla stessa parte, in cui niente è quel che sembra: un'organizzazione chiamata Consortium è ambigua tanto quanto un movimento detto Transumanesimo e uno scienziato come Bertrand Zobrist può elaborare teorie che oscillano tra utopia e aberrazione. Alla fine di un'avventura che raggiunge momenti di insostenibile tensione, Dan Brown rivela come nel nostro mondo la distanza tra il bene e il male sia breve in maniera davvero inquietante, catastrofe e salvezza possano essere questione di punti di vista e anche da una laguna a cielo coperto si possa uscire a riveder le stelle.

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