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Questo articolo è stato pubblicato il 10 maggio 2013 alle ore 06:47.

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Torino. Dal nostro inviato
Lavazza volta pagina. Dopo gli anni dello sviluppo a tutti i costi sono arrivati quelli della razionalizzazione e della crescita sostenibile: il focus rimane sullo sviluppo dei mercati esteri, a partire dalle performance negli Stati Uniti, e con ricavi che già oggi si avvicinano al 50%. E i risultati del 2012, nonostante il mercato italiano in contrazione, segnano una netta inversione di tendenza con circa 100 milioni di utile e una ricca cassa di 288 milioni. L'azionista Lavazza ha confermato anche il maxi investimento immobiliare da 90 milioni per il nuovo centro direzionale.
«Abbiamo operato - osserva Antonio Baravalle, 49 anni, ad di Lavazza - una forte inversione di tendenza su tutte le linee del conto economico: volumi, margini, costi di produzione e dei servizi. Inoltre abbiamo riorganizzato le società estere che drenavano cassa». Il gruppo Lavazza, controllata dalla Finlav dell'omonima famiglia, è uno dei big mondiali del caffè nel settore casa e del fuori casa, opera in una novantina di mercati. Nel 2012 il fatturato consolidato è salito del 4,9% a 1,33 miliardi, un Mol di 176,9 milioni (113,1 il precedente) e un utile di 97,1 milioni in netta controtendenza rispetto ai -9 milioni del 2011. La cassa è migliorata di 115 milioni rispetto ai 173 del 2012.
Il 46% dei ricavi arriva dai mercati internazionali, in avvicinamento quindi alla soglia del 50 che Lavazza si pone come obiettivo strategico. «Dei circa 100 milioni di utile - osserva Baravalle - quasi 40 sono dovuti alle plusvalenze sui titoli della partecipata americana Green Mountain Coffee Roasters: a inizio 2012 abbiamo venduto lo 0,9% della società per attuare un'azione di copertura e proteggere il valore dell'investimento. In seguito, a causa di un mercato critico e del titolo depresso, abbiamo deciso di riacquistare le quote per proteggere il nostro ruolo di azionisti di minoranza. Il saldo dell'operazione è stato un investimento di 10 milioni di dollari per raggiungere una quota dell'8% del capitale». Con Green Mountain Lavazza ha in corso una partnership industriale grazie al sistema Keurig Rivo che consente di preparare a casa cappuccino e latte macchiato: è stato lanciato lo scorso Natale da Bloomingdale's. «I risultati sono stati eccellenti - precisa il top manager - Addirittura superiori del 50% alle aspettative. Ora con Green Mountain stiamo parlando anche di Canada, ma se ne riparlerà solo a Natale 2014 quando la produzione delle macchine sarà in full capacity».
Nella gerarchia dei mercati, Baravalle pone quello nord americano al vertice, seguito da Germania, Regno Unito e Francia. «Questi mercati strategici per Lavazza, hanno contribuito significativamente al risultato positivo del 2012, crescendo a doppia cifra. Inoltre saranno alla base del piano industriale 2013-15, in via di definizione e con una nuova strategia di penetrazione e sviluppo internazionale sul modello di quello adottato con Green Mountain».
Per i mercati storici, come Australia, Centro-Est Europa e il bacino del Mediterraneo, Lavazza continuerà a seguirli con distributori esteri, mentre per quelli emergenti si perseguirà una logica bilanciata tra penetrazione del Paese e conseguimento del profitto. Anche lo sviluppo dei coffee shop avrà una gestione indiretta.
Quanto all'Italia, la debolezza del mercato impone una forte pressione promozionale (che coinvolge tutto il grocery). «Per essere più vicini ai consumatori - spiega Baravalle - Lavazza sta proseguendo in un'attenta politica promozionale ma stiamo anche lavorando sull'innovazione per presidiare tutte le aree di mercato». Grazie alla strategia tagliaprezzi nel 2012 Lavazza ha recuperato due punti di quota a volume al 43,4%, attestandosi, a valore, al 48,4%. «Tuttavia - continua Baravalle - nel primo trimestre dell'anno la caduta della domanda ha subìto un'accelerazione portandosi al -4,8% e con il fuori casa che scende addirittura a due cifre. Le capsule crescono del 30% ma hanno una penetrazione che è solo del 3%».
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