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Questo articolo è stato pubblicato il 08 gennaio 2014 alle ore 10:44.

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Il governo e le aziende hi-tech statunitensi accusano la Cina di spionaggio e attacchi informatrici tesi a sottrarre segreti militari e industriali e poi utilizzano componenti made in China per il cacciabombardiere F-35 destinato ad equipaggiare le forze aeree di Us Navy, Marines e Air Force oltre a una dozzina di Paesi alleati 'Italia inclusa. Il Pentagono vieta l'impiego di componenti di produzione cinese nei mezzi ed equipaggiamenti militari, ancora più inopportune in un programma come l'F-35 che solo negli Usa prevede investimenti per oltre 392 miliardi di dollari più altri 150 almeno nei Paesi alleati che acquisiranno il velivolo.

Secondo quanto rivelato dall'agenzia Reuters che ha visionato i documenti, l'ufficio del Pentagono per il procurenment (l'acquizione di equipaggiamenti) ha concesso deroghe a questa limitazione a due importanti fornitori del programma F-35 che hanno potuto installare componenti cinesi sui 115 aerei già prodotti o in fase di completamento. Si tratterebbe di magneti per il radar del velivolo, parti meccaniche per il carrello e altri componenti dell'hardware. A utilizzare i prodotti cinesi sono stati due big player del mercato della Difesa e dell'hi-tech quali Northrop Grumman e Honeywell International Inc. che avrebbero goduto della deroga dopo che avevano già installato le componenti cinesi sui velivoli.

La vicenda, che sarebbe emersa la primavera scorsa e finora rimasta segreta, è all'attenzione del Government Accountability Office, la Corte dei Conti statunitense che realizzerà un rapporto su tre casi rilevati entro l'inizio di marzo. Frank Kendall, il responsabile del procurement sotto accusa per aver concesso queste deroghe, si è giustificato sostenendo di aver consentito concesso la deroga al divieto di utilizzo di componenti cinesi per evitare ulteriori ritardi nello sviluppo del velivolo e rincari in un programma già controverso. A suo avviso rimuovere i pezzi "made in China" e sostituirli con prodotti analoghi di produzione statunitense richiederebbe 25 mila ore di lavoro e 10,8 milioni di dollari. Le componenti cinesi sono state utilizzate per risparmiare e non certo perché non vi siano magneti simili prodotti negli Stati Uniti anche se forse non al costo di 2 dollari al pezzo.

La relazione del GAO è attesa per inizio marzo ma a le preoccupazioni del Congresso non riguardano solo il fatto che si privilegino produttori stranieri alle aziende americane ma anche il rischio che i nuovi jet statunitensi dipendano per il loro funzionamento da fornitori di uno Stato potenzialmente nemico e certo oggi grande competitor globale degli Stati Uniti. Northrop Grumman e Honeywell non hanno rilasciato commenti mentre Joe Dellavedova, portavoce dell'Ufficio per il programma congiunto F - 35 ( JPO ) del Pentagono ha detto che «non c'è mai stato alcun rischio di trasferimento di tecnologia o di altra violazione della sicurezza associata a questi problemi di conformità di produzione».

Quello denunciato da Reuters non è certo il primo caso di ambiguità e contraddizioni di Washington nei confronti dei prodotti cinesi. Nei mesi scorsi emerse che per le sue comunicazioni in Africa (continente dove Stati Uniti e Cina rivaleggiano) il Pentagono si appoggia su satelliti di Pechino mentre nel 2012 un rapporto della Commissione Difesa del Senato evidenziò la presenza di 700 mila componenti "taroccate" (al 70 per cento di origine cinese) presenti nei più importanti sistemi d'arma statunitensi incluso gli elicotteri da attacco Apache, i missili antimissile Thaad e i cargo Hercules. In violazione di una legge del 1973 che limita o vieta l'impiego di componenti straniere nelle armi divenuta negli ultimi anni più restrittiva, almeno sulla carta.

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