Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 26 febbraio 2013 alle ore 15:06.

My24

Quella della musica digitale nel 2012 è stata una crescita talmente tanto sostenuta da aver trascinato tutto il settore della musica "registrata", i cui ricavi nel 2012 sono saliti a livello globale dello 0,3% a quota 16,5 miliardi di dollari. Una crescita lievissima, è vero, ma è la prima volta che accade dal 1999.

Il boom della musica «liquida». La crescente diffusione di Smartphone, tablet accompagnata di pari passo al consolidamento di servizi come iTunes, Spotify, Deezer hanno messo le ali al mercato della musica digitale che nel 2012 ha messo a segno una crescita del giro d'affari 9 per cento. In valore assoluto, a livello globale sono stati raggiunti i 5,6 miliardi di dollari: il 34% del mercato complessivo.

Il rapporto Ifpi. A fotografare la salute del comparto è l'annuale Digital music report messo a punto dalla International federation of the phonographic industry (Ifpi), la federazione internazionale dell'industria discografica che raccoglie 1.400 iscritti in tutto il mondo, tra i quali l'italiana Fimi. «È difficile ricordare un anno come questo iniziato con una palpabile energia nell'aria» ha detto Frances Moore, chief executive dell'Ifpi durante la presentazione del Digital Report a Londra. «Un successo - ha aggiunto - duramente conquistato per un sett0re che ha innovato e si è tarasformato nell'ultimo decennio». Edgar Berger, presidente e Ceo di Sony Music Entertainment non ha dubbi su chi debba essere ringraziato: «All'inizio della rivoluzione digitale era usuale sentir dire che il digitale stava uccidendo la musica. Beh, la realtà è che sta salvando la musica. L'industria discografica ha tutte le ragioni per essere ottimista sul futuro».

Paesi in cui il digitale è maggioritario. Di certo il risultato della musica digitale è un autentico toccasana per un settore martorianto dalla pirateria, dal calo delle vendite "fisiche" e dalla disaffezione che sta colpendo i negozi di dischi. In alcuni Paesi tra cui Stati Uniti, Norvegia, Svezia e India le vendite digitali hanno superato quelle "fisiche". E da mercati «come l'India, l'Africa, la Cina arrivano segnali molto positivi per il futuro», ha precisato Francis Keeling, global head of digital business di Universal Music Group.

Servizi sempre più diffusi. In definitiva, sulla buona salute della musica digitale i numeri del Digital Report sono eloquenti. A partire dai downloads, cresciuti in un anno del 12% arrivando a 4,3 miliardi di unità e andando a rappresentare circa il 70% del totale delle entrate della musica digitale. Anche gli abbonamenti hanno mostrato buona salute: +44 per cento. Merito in gran parte dei servizi come Spotify e Deezer, è stato detto durante la presentazione, «ormai diventati maturi». Tutto questo si è anche evidenziato nella crescita dei Paesi in cui sono disponibili servizi di musica "legale": erano 23 nel 2011; ora sono più di 100.

Gli ostacoli alla crescita. Pensare a un quadro senza macchi però sarebbe sbagliato perché da affrontare c'è un ostacolo sempre forte come la pirateria online. Secondo le stime Ifpi sualla base di dati messi a disposizione da Nielsen e ComScore ancora un terzo degli utenti accede a siti per scaricare musica illegalmente. Da qui l'invito della Federazione agli stakeholders per mettere un argine al fenomeno. Ai fornitori di servizi Internet, invitati a bloccare l'accesso a siti illegali; ai motori di ricerca, per far sì che si dia priorità nelle ricerghe ai siti legali; agli investitori pubblicitari che dovrebbero sottrarre la propria pubblicità ai siti pirata.

Commenta la notizia

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi