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Questo articolo è stato pubblicato il 01 febbraio 2014 alle ore 08:17.

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Andrea
Carinci Il cerchio si sta stringendo. Le dichiarazioni rese, pressoché in contemporanea, dal ministro delle Finanze Fabrizio Saccomanni, l'altro ieri in visita in Svizzera, e dal direttore dell'agenzia delle Entrate, Attilio Befera, all'incontro di Telefisco, disegnano una medesima strategia, ispirata a un evidente cambio di passo nella lotta all'evasione e alla detenzione illegittima di capitali all'estero. Nelle intenzioni appare chiara la volontà di abbandonare definitivamente la stagione in cui il contribuente infedele veniva blandito con significativi benefici (un costo molto contenuto della procedura di rientro dei capitali all'estero oltre che l'anonimato) per convincerlo ad aderire alla regolarizzazione della propria posizione. Benefici significativi e sconti generosi, che, sebbene accompagnati dalla recrudescenza degli strumenti di contrasto, costituivano indubbiamente il principale incentivo all'adesione dei contribuenti. La nuova direzione è invece nel senso opposto, ispirata come sembra all'idea di abbandonare la tattica della carota per concentrarsi solo sul "bastone". La voluntary disclosure introdotta con il Dl 4/2014 non prevede quasi nessuno dei benefici che accordava la procedura di rientro dei capitali disciplinata dal Dl 78/2010: non c'è l'anonimato; c'è l'obbligo di dichiarare tutte le attività detenute all'estero nonché i mezzi con cui sono state formate; è stabilito il pagamento integrale delle imposte sulle somme che risultano evase, con le relative sanzioni; si esige il pagamento delle sanzioni per l'omessa compilazione del quadro RW. Inoltre, il pagamento delle somme globalmente richieste è preteso in un'unica soluzione. I vantaggi offerti, dal canto loro, appaiono assolutamente marginali o, in ogni caso, non particolarmente significativi (soprattutto se confrontati con il passato): la non punibilità per l'infedele e l'omessa dichiarazione; la riduzione delle sanzioni nel caso di frode; la riduzione delle sanzioni per il quadro RW. È evidente, quindi, che nelle intenzioni la motivazione per i contribuenti ad aderire alla nuova procedura di rientro dei capitali non starà nei benefici offerti, quanto nel timore di perdere l'ultima occasione utile prima che la tenaglia, messa in campo per il contrasto all'evasione internazionale, possa chiudersi definitivamente. Indubbiamente, il clima sta cambiando. Da un lato, le informazioni a disposizione dell'agenzia delle Entrate diventano sempre più massicce e puntuali e consentono un incrocio dei dati sempre più efficace. Dall'altro, le strategie di contrasto hanno oramai assunto una dimensione globale, al punto che anche i tradizionali Stati rifugio stanno diventando sempre meno tolleranti e disponibili ad accogliere chi intende sfuggire al proprio Fisco. Se tale nuova strategia potrà funzionare è però tutto da verificare, per un Paese smaliziato e troppo abituato alle grida manzoniane, per sapersi impressionare seriamente.
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