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Questo articolo è stato pubblicato il 30 ottobre 2012 alle ore 11:46.

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Fiat non chiuderà nessuno stabilimento in Italia. «Il vero problema è che se chiudessi un impianto in Europa dovrei aprirne un altro da un'altra parte», ha detto Marchionne. Ma il Lingotto riduce gli obiettivi finanziari per gli anni dal 2012 al 2014, e avverte che le attività europee non torneranno al pareggio fino al 2015 o 2016. Ecco i nuovi target 2014: ricavi a 94-98 miliardi (erano 104 nel 2010); Ebitda a 10,3-10,8 (erano 14 nel precedente piano); risultato operativo a 4,7-5,2 (da 7,5). I volumi di vendita sono molto meno ambiziosi: 4,6-4,8 milioni di unità, Chrysler compresa, contro i 6 del piano 2010.

Per quanto riguarda gli stabilimenti nel nostro Paese, il Lingotto ribadisce l'obiettivo di utilizzare «il 15% della capacità produttiva per l'export». Ma gli investimenti vengono ancora una volta condizionati al «rispetto dei nuovi accordi di lavoro» e richiederanno «da 24 a 36 mesi per la messa in atto. Marchionne ha anche annunciato ai sindacati che gli investimenti in Italia riprenderanno coinvolgendo tutti gli stabilimenti.

La Fiat produrrà a Mirafiori, oltre all'Alfa Romeo Mito, una famiglia di vetture di alta gamma destinate ai mercati europei ed internazionali. A Melfi verranno prodotti i suv e a Cassino, grazie alla piattaforma già definita con Chrysler, nuovi modelli anche per l'export.

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«Guardiamo al futuro con un misto di eccitazione e timore, con la consapevolezza che dobbiamo uscirne lottando», ha detto il manager italocanadese durante la conference call, richiamando tuttavia alla prudenza. Quella contro la crisi e' una battaglia che va combattuta, essendo «prudenti, per non mettere a rischio la stabilità finanziaria, pur mettendo in atto i nostri progetti».

La strategia dei marchi
La più grossa novità riguarda la strategia del Lingotto sui marchi (che peraltro Marchionne aveva già lasciato intendere più volte nei mesi scorsi): il gruppo punterà su Alfa Romeo/Maserati nei segmenti alti, su Jeep nei Suv, sulla 500 e i suoi derivati nei segmenti più piccoli del mercato. La rifocalizzazione fa due "vittime": il marchio Lancia, che verrà «ridotto o eliminato», e la presenza del marchio Fiat nei segmenti medio-alti; Fiat cessa ufficialmente di essere un marchio generalista che compete a tutto campo.

Il gruppo Fiat lancerà 3 nuovi modelli di auto nel 2013 prodotti in Italia e destinati anche all'export, di cui uno targato Alfa Romeo e due Maserati. Nel 2014 é prevista la produzione di altri 5 nuovi modelli nel nostro Paese, sempre destinati anche all'export. Si tratta di un veicolo Fiat, due Alfa Romeo, una Jeep («attualmente non prodotto in altri siti»), un'auto Maserati, a cui si aggiunge anche un veicolo commerciale Fiat. Nel 2015 sul mercato arriveranno altri 5 modelli di produzione italiana, di cui 3 Alfa e 2 Maserati e nel 2016, infine, altri 3 modelli 3 usciti dagli stabilimenti della Penisola, ovvero due Alfa Romeo e un Maserati.

La mail di Marchionne
«La produzione di Jeep non sarà trasferita dagli Stati Uniti alla Cina»: è quanto afferma il numero uno di Fiat Chrysler, Sergio Marchionne, in una e-mail agli impiegati del gruppo.

Il titolo in borsa
Fiat amplia i ribassi in Borsa dopo la diffusione delle slide sui piani di sviluppo del gruppo che saranno illustrate a breve nel corso di una conference call. Le azioni del Lingotto sono arrivate a perdere fino al 4%, con un minimo toccato a 3,918 euro. Fiat ha rivisto al ribasso il target dei volumi di auto, rispetto ai dati forniti nel 2010, per il periodo 2012-2014.

L'alleanza paneuropea di Marchionne
Marchionne avrebbe suggerito a Peugeot e GM, che controlla Opel, di costituire insieme un nuovo gruppo paneuropeo dell'auto, per scavalcare Volkswagen come primo costruttore in Europa. Lo scrive Bloomberg, che cita tre fonti vicino alla vicenda. Fiat, Opel e Peugeot, insieme, rappresentano il 25% del mercato europeo, contro il 24,8% di Volkswagen.

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