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Questo articolo è stato pubblicato il 21 gennaio 2014 alle ore 06:41.

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MILANO
L'"errore" che ha fatto scattare le indagini della Guardia di finanza su una imprenditrice romana, Angiola Armellini, proprietaria di 1.243 immobili, quasi tutti nella Capitale, intestati a società lussemburghesi è stato quello di aver provato a scudarli nel 2009 non personalmente, ma attraverso i fittizi trust neozelandesi situati al vertice della catena di controllo.
L'irrituale tentativo ha destato il sospetto dell'amministrazione finanziaria, che ha così condotto una complessa inchiesta denominata "All blacks", (affidata al II Gruppo Tutela entrate del Nucleo di polizia tributaria di Roma, guidato dal tenente colonnello Paolo Borrelli), al termine della quale è stato ricostruito il reale assetto di un patrimonio in gran parte immobiliare per un valore di oltre due miliardi di euro.
Le verifiche delle Fiamme gialle hanno riguardato diversi profili. Anzitutto, la violazione degli obblighi dichiarativi sul monitoraggio fiscale sui beni immobili. Di fatto le finte società lussemburghesi appartengono, secondo la GdF, all'imprenditrice, cittadina italiana a dispetto di una fasulla residenza monegasca, che ne è anche l'amministratrice, per cui andavano indicati nel cosiddetto quadro RW (cosa che non è avvenuta). Il valore delle partecipazioni delle società "estere" alle quali gli immobili risultavano intestati – e appunto non dichiarato – è stato perciò ricostruito dalle Fiamme Gialle, anno per anno a partire dal 2003, ed è di circa due miliardi di euro. Cifra su cui andranno calcolate le sanzioni amministrative.
Per quanto riguarda il profilo fiscale e penale relativo alla esterovestizione delle società i controlli della Guardia di Finanza diretti dalla Procura romana hanno inoltre portato alla luce 110 milioni di ricavi non tassati in Italia e hanno determinato accertamenti per redditi personali, anch'essi occultati al Fisco, per circa 70 milioni. Trattandosi di redditi legati a paesi black list l'imprenditrice (accusata con altre 11 persone di associazione a delinquere finalizzata all'evasione fiscale) dovrà tentare di fornire la prova che non siano frutto di reati.
La buona notizia per le casse della Capitale è che le società lussemburghesi ora sono state completamente rimpatriate, per cui sarà molto più semplice riscuotere l'Imu (finora non versata) sui 1.243 immobili.
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IL BUCO
2 miliardi
Il patrimonio nascosto
Il valore delle partecipazioni delle società estere (soprattutto lussemburghesi) alle quali gli immobili (1.243) risultavano intestati, e che non è stato dichiarato, è stato ricostruito dalle Fiamme Gialle, anno per anno, a partire dal 2003, ed è di circa due miliardi di euro

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