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Questo articolo è stato pubblicato il 23 agosto 2014 alle ore 10:29.

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Appena vista la faccia (e soprattutto la chioma) di Beppe Grillo, Quentin Tarantino capì subito quale ruolo avrebbe potuto affidargli in un sequel di Django: «He would be the town idiot!», esclamò a chi gli proponeva il gioco del casting. Ogni villaggio ha il suo idiota, di solito vezzeggiatissimo, ma questo non impedisce all'idiozia di profilarsi come emergenza globale – specie nell'ipotesi che gli idioti assumano coscienza di classe e si coalizzino. Forse è vicino il giorno in cui la Convention degli scemi del villaggio di Woody Allen o le Olimpiadi degli Idioti dei Monty Python – con specialità come «la 3.000 metri a ostacoli per persone che pensano di essere polli» – non ci faranno più ridere, perché ci appariranno come oscure premonizioni del dominio mondiale degli idioti.

Meglio avvantaggiarsi, e cominciare per esempio a studiare le varietà locali dell'idiozia. Per l'America Latina ci ha pensato un trio. Plinio Apuleyo Mendoza, Carlos Alberto Montaner e Álvaro Vargas Llosa hanno pubblicato Últimas noticias del nuevo idiota iberoamericano (Planeta). È la puntata più recente di una saga nata vent'anni fa con il fortunatissimo Manual del perfecto idiota latinoamericano, piccolo capolavoro nel genere del pamphlet. L'idiota di cui «i tre marmittoni del liberalismo» (così li chiamano i detrattori) parlavano nel 1996 era imbevuto di marxismo, indigenismo e terzomondismo, aveva come bibbia Le vene aperte dell'America Latina di Eduardo Galeano e come patria elettiva la Cuba di Castro. E nel 2014? Il neoidiota somiglia al suo antenato, ma i tempi sono cambiati: perfino Galeano ha preso le distanze dal suo vecchio libro, e l'ultimo miraggio è il Socialismo del XXI secolo del Venezuela. Ripudiata la rivoluzione, l'idiota si è fatto populista; detesta in blocco i politici, coltiva l'idea cospiratoria di un mondo strozzato dai banchieri e dalle multinazionali, ripone le speranze in un leader che sappia unire non già una classe specifica, ma gli emarginati e gli scontenti di tutti i tipi… Lo so che vi fischiano le orecchie, però credetemi, non ne abbiamo il diritto: siamo indietro. Non solo ci manca un pamphlet sull'idiota nostrano, ma la bella edizione italiana del bestseller del trio – pubblicata da Bietti con il titolo Manuale del perfetto idiota italo-latinoamericano, con un saggio di Valerio Riva e le vignette di Vincino – passò pressoché inosservata. Insomma, anche alle Olimpiadi degli Idioti arriveremmo secondi.

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