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Questo articolo è stato pubblicato il 18 febbraio 2013 alle ore 20:05.

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Circola in rete da giorni un articolo, con notizie allarmanti sulla crisi greca. Si descrivono storie di pastori che distribuiscono gratis lo yogurt prodotto invece che consegnarlo a una fantomatica multinazionale ovviamente tedesca, di rapinatori di supermarket che dividono il bottino con la povera gente in strada, di commessi che guardano altrove quando i poveracci svaligiano i negozi.

Addirittura si è letto su un sito francese che nel paese è stata varata la legge marziale contro gli scioperi dei marittimi. Falso. Oppure si parla di torture di prigionieri da parte della polizia. Altre falsità, mescolate abilmente con mezze verità opportunamente amplificate e distorte. Un gran bel lavoro, si sarebbe detto ai tempi del KGB sovietico, di disinformazione.

Un pessimo lavoro, in realtà, di sedicenti esperti di cose greche che cercano facilmente di raggiungere la notorietà con le "bufale" a buon mercato.Naturalmente la situazione in Grecia è molto difficile dopo sei anni di austerità e di recessione: la gente soffre, ma i conti pubblici stanno tornando faticosamente in carreggiata, le riforme sono state approvate ed Atene è la prima nella classifica Ocse dei paesi del 2012 che hanno approvato il maggior numero di leggi per aumentare la competitività. Inoltre i greci non considerano più il credito un reddito, ma un debito che prima o poi va restituito. La sbornia delle spese senza controllo, innescata dalle Olimpiadi del 2004, è finita per sempre.

Dice al Sole 24 Ore un commentatore greco che preferisce rimanere anonimo: «Se devo attribuire un merito all'autore di queste scemenze, è quello di essersi ricordato dei greci e delle ingiustizie che si consumano sulla loro pelle». Magra consolazione. Per di più l'autore di queste fantomatiche storie accusa la stampa italiana di congiura del silenzio, tanto per rendere ancora più torbida l'operazione.

Forse l'obiettivo è più banale: enfatizzare il fallimento greco come presunto esempio di chi, con l'austerità, non sta rendendo concreto un pur faticoso ritorno alla normalità. Atene ha riscoperto i suoi limiti, cessato di truccare i conti, finito di vivere al di sopra dei suoi mezzi. Forse una Grecia normale, che combatte l'evasione e la corruzione, spaventa qualcuno in Europa.

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