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Questo articolo è stato pubblicato il 04 ottobre 2012 alle ore 17:18.

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NEW HAVEN – L’economia americana sta ricevendo la medicina sbagliata. I policy maker hanno sbagliato diagnosi e hanno prescritto una medicina sperimentale, di efficacia non testata e con effetti collaterali potenzialmente gravi.

Il paziente è il consumatore americano, di certo il più grande consumatore del mondo, ma ora debilitato dalla peggiore crisi mai vissuta dalla Grande Depressione. sono terribili. La crescita della spesa americana dedicata ai consumi personali depurata dell’inflazione è stata rivista al ribasso all’1,5% nel secondo trimestre del 2012 e sembra essere sulla buona strada per un aumento parimenti anemico per il terzo trimestre.

La notizia peggiore è che questi numeri sono solo gli ultimi di una tendenza che va avanti da quattro anni e mezzo. Dal primo trimestre del 2008 fino al secondo trimestre del 2012 la crescita annua della spesa reale per i consumi ha registrato una media di appena 0,7% – dato tanto più straordinario se raffrontato al trend pre-crisi pari al 3,6% alla fine del 2007.

La malattia è una prolungata recessione di bilancio che ha trasformato una generazione di consumatori americani in zombie: morti viventi in termini economici. Si pensi al Giappone e alle sue banche zombie degli anni Novanta, che diedero inizio al primo dei decenni perduti; ora i loro omologhi stanno facendo la stessa cosa con l’economia americana.

Le due bolle, quella immobiliare e quella creditizia, hanno consentito un decennio di consumi all’eccesso. Da quando sono scoppiate le due bolle nel 2007 le famiglie americane sono comprensibilmente concentrate a riparare i danni, ossia a pagare i debiti e ricostruire i risparmi, lasciando la domanda dei consumi impantanata in una debolezza prolungata.

Tuttavia il trattamento prescritto per questo malessere non ha fatto altro che complicare il problema. La Federal Reserve si ostina a trattare la malattia come un problema ciclico, dispiegando tutta la sua forza di allentamento monetario per compensare quello che crede sia un deficit temporaneo della domanda aggregata.

La logica contorta dietro a questa strategia è abbasta allarmante – non solo per gli Usa, ma anche per l’economia globale. Non vi è nulla di ciclico nelle prolungate scosse di una recessione di bilancio che sono ormai evidenti da quasi cinque anni. In effetti, il risanamento di bilancio è già iniziato per le famiglie americane. – in rialzo dal 1,5% del 2005, ma la metà rispetto alla media del 7,5% registrata nelle ultime tre decadi del ventesimo secolo.

Inoltre l’eccesso di debiti resta massiccio. Il generale livello di indebitamento delle famiglie si attestava al 113% del reddito personale disponibile a metà del 2012 – in ribasso di 21 punti percentuali dal picco pre-crisi pari al 134% evidenziato nel 2007, ma ben al di sopra del 75% registrato tra il 1970 e il 1999. In altre parole, gli americani hanno ancora molta strada da fare per risanare i conti, il che difficilmente suggerisce un ammanco temporaneo o ciclico nella domanda dei consumi.

Inoltre, l’approccio della Fed è gravemente compromesso dal cosiddetto zero bound sui tassi di interesse. Avendo esaurito i punti base da tagliare sui tassi di interesse, la Fed è passata alla dimensione quantitativa del ciclo creditizio, iniettando massicce dosi di liquidità nelle vene collassate dei consumatori zombie.

Per razionalizzare l’efficacia di questo approccio, la Fed ha riscritto il copione sul meccanismo di trasmissione della politica monetaria discrezionale. Diversamente dai giorni antichi, quando tagliare il prezzo del credito poteva incentivare i prestiti, l’allentamento monetario agisce presumibilmente stimolando i mercati azionari e creditizi. Si ritiene poi che gli effetti ricchezza generati dai superficiali mercati finanziari ringiovaniscano gli spiriti animali da tempo dormienti e facciano spendere nuovamente i consumatori, indipendentemente dalle prolungate tensioni di bilancio.

C’è dell’altro: una volta curato il problema della domanda, in base a questa argomentazione, le società inizieranno ad assumere di nuovo. Ed ecco fatto, una dose non convenzionale magicamente soddisfa il mandato della Fed, troppo a lungo trascurato, di combattere la disoccupazione.

Ma la mossa politica della Fed ha portato gli Usa sulla strada sbagliata. In effetti, la Fed ha replicato un approccio volto a ricreare la follia di un modello di consumo dipendente dal credito e dalle azioni, lo stesso errore che ha spinto l’economia americana nell’abisso 2003-2006.

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