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Questo articolo è stato pubblicato il 10 gennaio 2015 alle ore 12:08.
L'ultima modifica è del 10 gennaio 2015 alle ore 16:18.

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Tappa a Bologna, oggi, per il premier Matteo Renzi. Prima la visita alla Granarolo, dove ha definito «decisivi» i prossimi mesi e sollecitato gli istituti di credito ad aprire i rubinetti dei finanziamenti: «Le banche devono fare credito alle Pmi, devono essere meno attente ai salotti e più attente alle imprese». Poi la partecipazione all’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università Alma Mater, salutata con un tweet al mattino: «Oggi Bologna. Perché l’università più antica del continente è simbolo da cui ripartire dopo tragedia. Le idee e i valori di tutta #Europa».

Fatti di Parigi, attacco all’identità europea
Accolto in una città blindata dalle proteste dei collettivi e dal corteo della Cgil contro il Jobs Act, Renzi ha innanzitutto portato al rettore il saluto e la gratitudine del presidente Giorgio Napolitano, passando subito dopo ai drammatici fatti di Parigi, dove volerà domani (il giorno del suo 40° compleanno) per partecipare alla grande marcia nazionale repubblicana per commemorare le vittime della furia jihadista. «Un tentativo di mettere in discussione l’identità europea», ha detto Renzi, avvertendo: «Domani sarò a a Parigi per dire che se c’è un valore per il quale abbiamo bisogno di difendere noi stessi questo è l’incrocio di culture, l’ascolto degli altri». Perché (chiaro il messaggio alla Lega e a Grillo) «la parola identità è una delle parole più belle che dobbiamo difendere preservandola anche da qualche atteggiamento sguaiato, cialtrone e maldestro di chi pensa che sia il contrario dell'integrazione. Il contrario dell’integrazione è la disintegrazione, è l’anonimato». E «oggi sappiamo che la ricerca è l’antidoto al fanatismo e la cultura è l’antidoto al terrore».

Un anno costituente per le università
Istruzione, ricerca, cultura: i motori con cui ripartire. «Le università del mondo talvolta
si presentano meglio di come sono», ha detto Renzi alla cerimonia solenne. «In Italia abbiamo qualità che non riusciamo a presentare per colpa di un sistema burocratico che non riesce a valorizzare ciò che di eccellente possiamo offrire. Su questo tema propongo che il 2015 sia un anno costituente per le università italiane». Perché «ha un senso che dopo le riforme costituzionali, della legge elettorale, del fisco e della Pa «si abbia la forza e il coraggio di dire che la carta futura e quella dell’università e della ricerca».

«In Europa fallita l’era dei tecnici e dei tecnocrati»
Renzi è tornato a parlare di Europa. Ha ribadito la necessità di un atteggiamento meno prono: «Dobbiamo smettere di considerarla quella che ci salva: siamo noi a salvare lei. Siamo noi ad aver salvato le banche spagnole, abbiamo salvato la Grecia. Tutto con i nostri soldi e abbiamo ricevuto meno di quanto abbiamo dato». Poi ha decretato la fine dell’era dei tecnici: «L’Europa dei tecnici e dei tecnocrati è miseramente fallita. Il nostro tempo non ha bisogno di tecnici».

Il 2015 anno felix per l’Italia
Di nuovo il premier ha invitato a mettere al bando la rassegnazione e a impegnarsi per le riforme: «Nel 2015 il nostro Paese o si rimette in moto o perde delle occasioni uniche e grandi.Ce la stiamo mettendo tutta, insieme a tutti gli italiani di buona volontà, per far diventare il 2015 l’anno felix, fecondo, per il nostro sistema Paese». Renzi ha dipinto l’Italia come «un Paese rannicchiato dalla paura», dove agli studenti arriva il messaggio di un Paese spacciato: «Voglio dire loro che non è così. Questo è un Paese in cui è possibile cambiare le cose».

«Bene allargamento Granarolo in Toscana»
Alla Granarolo Renzi non ha rinunciato a dire la sua sul possibile ingresso della cooperativa emiliana nell’azienda toscana Mukki. «Pensavo alla nostra storia. Voi nel ’57 fate la cooperativa e la coop del latte. Noi nel ’54, il sindaco La Pira fa nascere la centrale del centrale per dare un bicchiere di latte a ogni bambino. Non so cosa pensino i miei conterranei del Mugello. So che probabilmente, per quell’ideale di Giorgio la Pira di allora, sarebbe molto bello se si potesse allargare la vostra presenza nelle varie cartine. In Toscana bisognerebbe allargarsi checché ne pensino alcuni nostri conterranei».

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