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Questo articolo è stato pubblicato il 13 dicembre 2012 alle ore 19:45.

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Circa 200 aziende italiane sotto la lente di ingrandimento per capire come il commercio elettronico sia considerato a tutti gli effetti una risorsa oggi e quanto lo potrà essere in prospettiva futura. Dalla ricerca presentata a Milano da Business International, in occasione dell'evento "E-Commerce Power 2013", emerge innanzitutto come solo il 29% delle imprese investa in un negozio elettronico. Per contro, il web è il secondo canale di vendita più sfruttato.

Contraddizione che sintetizza perfettamente un rapporto fra imprese ed e-commerce fatto di luci e ombre. Fra le prime c'è l'assunzione del canale telematico a strumento ideale, dopo il negozio fisico, per fare business: se lo scaffale rimane nettamente il mezzo più utilizzato dal 74% del campione esaminato, il web raccoglie infatti il 58% delle preferenze e interessanti sono le percentuali che riguardano i social network (12%) e il mobile (9%).

Passando alle note dolenti, oltre al risicato numero di aziende già attive con un proprio e-shop, spicca quello del 34% di aziende – fra quelle non ancora dotate di un punto vendita elettronico – che dichiara di non aver intenzione di realizzarne ed utilizzarne uno in futuro. Il 37%, per contro, ha confermato di implementarlo ma non prima di tre anni.

Perchè tante aziende nostrane sono così poco attratte dal commercio elettronico? Una ragione del mancato utilizzo, che interessa l'82% del campione di "never users", risiede nel fatto di non trovarlo adatto e utile alla propria tipologia di business. Una scarsa fiducia nel mezzo, si legge nello studio, imputabile in molti casi a una scarsa conoscenza, da parte delle aziende stesse, delle potenzialità e degli ambiti di applicazione dell'e-commerce e dalla poca propensione a confrontarsi con "benchmark" internazionali.

Chi invece nell'e-commerce ha dichiarato di crederci (anche se non da subito), vede nella possibilità di raggiungere particolari target di mercato la motivazione principale all'adozione (citata nell'80% dei casi), mettendola davanti a fattori quali la diminuzione dei costi di struttura, promozione e rappresentanza. Il web come canale di sbocco aggiuntivo a quello tradizionale è del resto un aspetto evidenziato anche da chi ha già scommesso nel commercio elettronico: più precisamente il 67% cita come beneficio chiave il raggiungimento di particolari target di mercato, rispetto a un 62% che punta sulla riduzione dei costi di struttura e di vendita.

Tra i principali ostacoli citati dalle aziende già attive online c'è invece la difficoltà a raggiungere soddisfacenti tassi di conversione dei visitatori in clienti, legata soprattutto allo scetticismo dei consumatori verso forme di pagamento, garanzie di qualità sul prodotto, spedizioni e assistenza post-vendita. L'acquisto a distanza, privato della possibilità di "toccare con mano" il prodotto, è per le imprese italiane ancora una barriera non indifferente da abbattere.

Un ultimo dato, infine, soppesa l'incidenza delle attività di commercio elettronico in relazione a quelle complessive dell'azienda: ebbene per il 60% delle aziende intervistate, il fatturato proveniente dalle vendite online è inferiore al 10% del totale.

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