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Le mafie erodono il Pil Ue

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Scenari

Le mafie erodono il Pil Ue

Più che i numeri contano i fatti e i fatti raccontano che le mafie stanno divorando parti sane dell'economia europea.
Gli uni (i numeri) e gli altri (i fatti) sono stati messi in fila, dopo due anni di lavori, dalla ricerca “Dai mercati illegali al business legale: il portafoglio della criminalità organizzata in Europa”. È il rapporto finale del progetto europeo Ocp (www.ocportfolio.eu), realizzato dal professor Ernesto Ugo Savona e da Michele Riccardi di Transcrime, Università Cattolica del Sacro Cuore/Università degli Studi di Trento, anticipato a Bruxelles alcune settimane fa (e ripreso anche dal Governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco il 14 gennaio 2015 davanti alla Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno delle mafie) e di prossima pubblicazione.

I dati nudi e crudi. I numeri sono crudi e parlano di un volume di affari delle mafie – sottostimato per ammissione degli stessi ricercatori – per 110 miliardi all'anno (la somma precisa delle singole voci nella tabella dei mercati illeciti dà 110,2 miliardi), vale a dire l'1% del Pil dell'intera Europa, con una sorpresa che la dice lunga sulla capacità camaleontica della criminalità organizzata di seguire in tempo reale l'evoluzione dei mercati: gran parte del fatturato proviene infatti dalla contraffazione e dunque dal circuito parallelo dei falsi, che colpisce in particolar modo il Made in Italy (dalla moda all'agricoltura) oltre che Paesi come la Francia e la Spagna. Il “bottino” è di 42,7 miliardi (che si riducono a 21,6 se si considerano solo Finlandia, Francia, Irlanda, Regno Unito, Paesi Bassi, Spagna e Italia, Paesi per i quali è stato effettuato uno specifico focus), seguito da quello di un'altra grande specializzazione delle mafie italiane, vale a dire le frodi comunitarie (29,3 miliardi), seguite da un affare “sempreverde”, quale è il traffico di droga (27,8 miliardi con lo spaccio di eroina che, da sola, frutta otto miliardi) e il contrabbando di tabacchi, tornato da almeno dieci anni ad essere un punto di riferimento per la criminalità organizzata e che porta nelle casse criminali europee 9,4 miliardi.

Sintesi rigorosa. La ricerca, già nelle premesse, con onestà intellettuale e rigore accademico, chiarisce che le stime sono frutto di un lavoro di sintesi di vari studi e fonti (a partire da quelle investigative e giudiziarie), che non tiene conto a livello europeo, ad esempio, del guadagno che deriva dal traffico di esseri umani che, secondo gli autori, è difficilmente stimabile per ogni singolo Stato. Ciononostante, a parte, viene riportata la cifra, relativa al 2012 e stimata dall'International labour organization, l'Agenzia specializzata delle Nazioni Unite, che indica un giro d'affari di 114, 2 miliardi per l'intero pianeta e di 35,6 miliardi per la sola Europa: in questi calcoli entrano sfruttamento sessuale, riduzione in schiavitù e traffico di organi.

Prima di passare al mercato illegale italiano, è bene ricordare che i settori oggetto di riciclaggio e dunque di immissione di capitali sporchi nell'economia legale, sono quelli che non fanno più notizia: bar e ristoranti (solo in Italia l'indagine presentata il 15 gennaio 2015 da Coldiretti, Eurispes e Osservatorio sulla criminalità nell'agricoltura calcola che siano almeno 5mila gli esercizi nelle mani delle mafie), costruzioni, commercio (in particolare quello legato al tessile e alla moda), trasporti, società immobiliari e turismo (a partire dagli alberghi). Questo senza dimenticare il gioco d'azzardo del quale però, visto l'impetuosa crescita del mercato, non vengono fornite stime globali di fatturato.
Gli attori. Quanto agli attori ci sono protagonisti storici e volti nuovi a caccia di fama. Tra i primi 'ndrangheta, Cosa nostra, camorra, mafia russa, georgiana e cinese; tra i secondi le cosiddette gang di motociclisti e gruppi criminali di origine inglese, tedesca e turca. Questi ultimi, come del resto le mafie italiane, lavorano spesso in sinergia con la criminalità organizzata colombiana e del Nord Africa.

In Italia, dove la 'ndrangheta la fa da padrona da Sud a Nord, la stima del business criminale è di 15,9 miliardi ma nella metodologia di calcolo, oltre ai mercati della droga (circa 5,3 miliardi) entrano anche estorsioni e racket (5,2), usura (4,6), il traffico di esseri umani (3 miliardi), e gioco d'azzardo (425 milioni). Stime che compendiano vari studi e obblighi di rendere omogenei i criteri in tutti i Paesi europei considerati. Ricordiamo che una ricerca presentata il 15 luglio 2013 dell'Istituto Demoskopika ha calcolato, per il 2012, in ben 53 miliardi il fatturato complessivo della 'ndrangheta in sette aree continentali (Italia inclusa).

I settori. Più che i numeri, però, sono i fatti che contano. E i fatti, sintetizzati in un paragrafo sui settori oggetto di riciclaggio, offrono prospettive interessanti. La ricerca, infatti, analizza le confische delle imprese (dal 1983 al 2012) e da queste ricava il “peso” dell'economia criminale sull'economia legale. La parte del leone, tra le aziende confiscate alle mafie, la fanno quelle di costruzioni, in altre parole il settore edile. Il “peso specifico” dell'economia criminale legata al mattone, evidenziano gli autori, è due volte quello nell'economia legale, il che vuol dire che dal movimento terra al calcestruzzo alla rifinitura d'interni, le mafie investono tantissimo. Mai, però, come nel settore delle cave, in realtà, come dimostrano recenti indagini della Dda di Torino, confinante con il precedente. Nel settore delle cave, che tantissimo ha inciso nel boom edilizio e che continua, anche se con un ruolo minore, ad esercitare un ruolo importante, la mano criminale è 16 volte più “pesante” che nell'economia legale.

Un'ultima occhiata viene data ai cosiddetti settori emergenti nei quali le mafie investono in Italia. Emergenti sì ma da tempo, verrebbe da dire, se tra questi vengono annoverate le energie rinnovabili, i prodotti petroliferi (stazioni di servizio e trasporto dove a immettere capitali sporchi sono soprattutto Cosa nostra e camorra) e le attività di money transfer (dove le mani sporche sono, oltre a quelle italiane, in particolar modo quelle cinesi).

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