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Questo articolo è stato pubblicato il 27 luglio 2014 alle ore 14:16.
L'ultima modifica è del 27 luglio 2014 alle ore 16:02.

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Deve essere stato impegnativo il 2013 per l'ex governatore leghista Roberto Cota e la sua Giunta. La crisi ha ovviamente intaccato anche il bilancio della Regione Piemonte, ma veder crescere la massa dei debiti di un secco 50% in un solo anno ha del prodigioso.
Già perchè è bastato un solo esercizio, quello dell'anno scorso, per veder schizzare il debito ben oltre i 9 miliardi. Debito che fino al 2012 come ha certificato in passato la Corte dei Conti si era fermato a 6,2 miliardi. Tre miliardi in più in 12 mesi, un record che vede oggi il Piemonte ai livelli più bassi nelle pagelle di rating finanziario tra le Regioni italiane. Quel voto di Ba1 (lo stesso di una Regione con i conti disastrati da tempo come la Sicilia) riaffermato pochi giorni fa da Moody's la dice lunga sulla precarietà dei conti piemontesi.

Certo le prospettive sono stabili, il rating non dovrebbe ulteriormente precipitare, anche perchè Moody's rileva l'impegno della nuova Giunta guidata da Sergio Chiamparino a ridurre i costi di funzionamento della struttura regionale al fine di consolidare il bilancio e assorbire il maggior onere per il servizio del debito. Ma per ora c'è solo da incrociare le dita. Anche perchè quei 9,4 miliardi tra debiti netti diretti e indiretti rischiano di salire anche nel 2014.

L'escalation come si rileva dalla riclassificazione del bilancio piemontese operata dagli analisti dell'agenzia di rating è impietosa. A fine del 2013 il debito è arrivato a coprire il 98% delle entrate operative dell'ente regionale. Nel 2009 il livello era al 57% e nel 2010 il livello del debito era al 70% delle entrate. All'inizio legislatura della Giunta di centro-destra il debito era di poco meno di 5 miliardi. Di fatto è quasi raddoppiato. Se il debito è salito così tanto è in parte da ascrivere ai continui disavanzi d'amministrazione. Che sono peggiorati nel corso degli anni. Solo nel 2012 come ha rilevato la Corte dei Conti nel giudizio sul rendiconto del bilancio, il disavanzo della gestione di competenza è stato di 642 milioni, mentre il disavanzo finanziario è addirittura stato di 1,15 miliardi. Ma poi la magistratura contabile è andata oltre e ha sommato anche le passività straordinarie della gestione fuori bilancio pari a 1,7 miliardi. Una somma che ha portato il saldo finanziario a -2,84 miliardi. Una voragine. Che secondo i calcoli di Moody's non si è colmata.

Al contrario. L'agenzia Usa calcola che il disavanzo d'amministrazione a fine dell'anno scorso sia di almeno 3 miliardi, il 28% del totale delle entrate.
Una situazione sull'orlo del collasso che imbriglia la Regione. Come potrà rifinanziare il debito se non può ulteriormente indebitarsi? E soprattutto solo per gli interessi sul debito esistente la Regione dovrà sborsare quasi il 4% delle sue entrate operative.

Stretta nella morsa del debito e nella cronica mancanza di liquidità la tenuta dei conti del Piemonte è a serio rischio. Non solo per il debito che pare fuori controllo e per i crescenti deficit di gestione, ma per la massa gigantesca di residui accumulati negli anni passati e che sono iscritti a bilancio ma non incassati. I soli residui attivi sono a quota 4,4 miliardi e di questi, dice la Corte dei Conti, una parte è anteriore al 2005. Saranno realmente incassabili residui così vecchi? Ma se il Piemonte è un cattivo incassatore è anche un cattivo pagatore. I residui passivi cioè somme degli anni passati impegnate ma mai pagate sono a quota 5,66 miliardi. Quasi la metà del bilancio regionale poggia su voci contabili aleatorie. C'è da chiedersi quando e come si opererà un'operazione verità sui conti. C'è da augurarselo, ma il rischio è che la pulitura del bilancio (come per la maggior parte degli altri entri locali) porti al default. In fondo meglio rimandare come fanno tutti.

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