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Questo articolo è stato pubblicato il 30 settembre 2012 alle ore 18:45.

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PECHINO – Il XII Piano quinquennale della Cina richiede una transizione del modello economico del Paese, da una crescita trainata dall’export verso una crescita basata sulla domanda interna, soprattutto sui consumi delle famiglie. Da quando è stato introdotto il Piano, il surplus di parte corrente cinese in rapporto al Pil si è effettivamente ridotto. Ma questo significa che l’aggiustamento della Cina è sulla buona strada?

Il calo del rapporto tra il surplus di parte corrente e il Pil della Cina è in gran parte il risultato degli elevati livelli di investimento, della debole situazione globale e di un rialzo nei prezzi delle importazioni di materie prime che ha superato l’aumento dei prezzi dei beni industriali cinesi. Quindi il calo evidenziato nel rapporto tra il surplus esterno e il Pil della Cina non rappresenta un ribilanciamento economico, anzi il Fondo prevede che il rapporto risalirà rapidamente nel 2013 fino a raggiungere il livello pre-crisi.

La spiegazione del Fmi in merito al recente calo del rapporto tra il surplus di parte corrente e il Pil della Cina è ampiamente corretta. L’esperienza suggerisce che la posizione esterna della Cina sia altamente sensibile alle condizioni globali, con il rapporto surplus-Pil in aumento durante i tempi di boom per l’economia mondiale e in calo durante i periodi di crisi. Il malessere dell’Europa ha colpito duramente le esportazioni cinesi e senza dubbio rappresenta il fattore più importante alla base dell’attuale riduzione del rapporto surplus-Pil.

Per definizione, senza un cambiamento nel gap dei risparmi non vi sarà alcun cambiamento nel surplus commerciale e vice versa. Inoltre il gap dei risparmi e la bilancia commerciale interagiscono costantemente tra loro, rendendoli sempre uguali. In risposta alla crisi finanziaria globale del 2008, la Cina ha varato un pacchetto di stimoli da 4 trilioni di yuan (407 miliardi di euro). Mentre l’incremento di investimenti ha ridotto il rapporto tra risparmi e Pil, il conseguente aumento delle importazioni ha abbassato il rapporto tra surplus commerciale e Pil. Di conseguenza, il rapporto tra surplus esterno e Pil della Cina ha registrato un calo significativo nel 2009.

Nel 2010 il governo cinese ha aggiustato la sua politica economica. Per controllare l’inflazione e le bolle immobiliari la banca centrale ha inasprito la politica monetaria e il governo si è astenuto da un altro ciclo di stimoli fiscali. Gli investimenti immobiliari della Cina rappresentavano il 10% del Pil, e il rallentamento nella crescita degli investimenti nel settore necessariamente riduce la domanda delle importazioni, direttamente e indirettamente. Ma poiché il calo nella crescita delle importazioni doveva ancora trasformarsi in una disfatta, mentre le esportazioni della Cina verso l’Europa sono crollate, il surplus di parte corrente cinese è sceso ulteriormente in termini di Pil nel 2011.

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