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Questo articolo è stato pubblicato il 21 ottobre 2011 alle ore 07:53.

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Non è soltanto l'Italia ma tutta l'Eurozona ad aver sfondato ieri la soglia del 6% sul rendimento dei BTp a dieci anni. Non è soltanto il rischio-Italia ma anche il rischio-sistemico incorporato nell'euro ad aver provocato ieri l'allargamento dello spread tra i BTp e i Bund, tornato di prepotenza a svettare oltre quota 400 punti. Il contagio tra gli Stati nella zona dell'euro non è più un fenomeno periferico perchè le tensioni estese alla Francia mettono ora in dubbio anche la solidità dei Paesi core.

Nel tardo pomeriggio, quando si è diffusa la voce infondata di uno slittamento del vertice del Consiglio europeo di domenica, le sale operative che operano in titoli di Stato sono state investite da vendite pesanti da parte degli hedge fund che hanno colpito Italia e Spagna. Uno scatto di rabbia, forse di frustrazione in reazione al mancato accordo tra Germania e Francia sul funzionamento del fondo salva-Stati potenziato. In mattinata, però, già le aste dei titoli di Stato spagnoli e francesi erano state giudicate modeste dai traders, per colpa di una domanda che mostra continui segni di cedimento: e questo nonostante l'intervento della Bce sul mercato secondario a sostegno della performance dei Bonos spagnoli in offerta.

L'Italia cresce poco o nulla da oltre un decennio ma di questi tempi, con il costo del rifinanziamento del debito pubblico alle stelle e un debito/Pil che non riesce a schiodarsi dal 120%, i vecchi problemi legati alla perdita di competitività sono esplosi, sono divenuti estremamente destabilizzanti e andranno corretti in fretta: hanno già contribuito al declassamento del rating sovrano italiano (uscito malamente dalla categoria della doppia 'A') da parte di Standard & Poor's, Moody's e Fitch e hanno allontanato gli investitori stranieri dai BTp. L'Italia è il più grande emittente di titoli di Stato nell'Eurozona, ha un calendario di aste fittissimo denominato in centinaia di miliardi di euro l'anno e la Bce deve intervenire sul secondario in maniera decisa (anche se gli acquisti non sono massicci) per frenare l'ascesa dei rendimenti dei titoli di Stato italiani a media-lunga scadenza.

Tutto questo inevitabilmente ha continuato a riflettersi ieri nel rendimento al 6% e nel differenziale BTp-Bund a 400. Ma questi numeri rivelano anche l'escalation del contagio e del rischio-sistemico, dove i mercati mettono in dubbio la tenuta dell'intero impianto della moneta unica, non dell'Italia. Il cambiamento alla guida della Bce, che coincide con un nuovo picco di incertezza nell'eurozona, diviene così fonte di ulteriore preoccupazione per gli operatori in titoli di Stato che si domandano cosa accadrà al Securities markets programme con l'arrivo di Mario Draghi all'Eurotower.

Cosa farà il nuovo presidente della Banca centrale europea? È su questo infatti che si interrogano i traders. Draghi confermerà l'impostazione di Jean-Claude Trichet oppure modificherà la linea degli interventi sul secondario a sostegno di BTp e Bonos? La Bce ha iniziato lo scorso 8 agosto ad acquistare titoli di Stato italiani e spagnoli sul secondario per importi consistenti e la sua discesa in campo nell'arco della prima settimana di interventi ha imposto il crollo del rendimento dei BTp decennali, calati di 140 punti circa, da un picco del 6,35% al 4,95 per cento.

Poi l'entità delle operazioni di acquisto di Eurotower è gradualmente diminuita dal forte impatto dei 22 miliardi della prima settimana e in ottobre è scesa a poco più di 2 miliardi settimanali: intanto il rendimento dei BTp decennali è risalito, altrettato gradualmente, sfondando la soglia del del 5,5% e infine tornando nell'orbita del 6 per cento. I tassi sul secondario dei BTp sono da quasi tre mesi tenuti artificialmente bassi, non corrispondono più all'incontro della domanda e dell'offerta: gli acquisti della Bce semmai sono un'occasione per vendere. E anche quel 6% ieri, andrà valutato in rapporto ai tassi di assegnazione delle aste dei BTp previste per la prossima settimana. Il mercato si attende Buoni decennali in offerta fino a 3,5 miliardi il 28 ottobre, assieme ai triennali.

Non è articifiale per contro il tasso dei titoli di Stato francesi. Lo spread tra gli OaT e i Bund, che ieri viaggiava a 119 punti, è il più alto dal 1992 tra questi due Paesi ed è il più largo attualmente tra due Stati con rating tripla 'A'. Il costo dei credit default swap a cinque anni della Francia è il più elevato in circolazione per uno Stato 'AAA'. Anche la Francia, come l'Italia e la Spagna, Grecia, l'Irlanda e il Portogallo, si trova ad essere indirettamente colpita dalle incertezze sulle modalità di funzionamento e dall'entità del potenziamento del veicolo Efsf. Gli Stati periferici sperano di poter contare sul sostegno del fondo salva-Stati, in luogo della Bce, mentre i Paesi core, tra i quali per prima la Francia, sperano di scrollarsi di dosso l'etichetta di primi garanti dell'Efsf.

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