Cassa Depositi e Prestiti ha ceduto circa l'1,7% di azioni Eni con un incasso di un 1,096 miliardi di euro. La quota, a cui si riferisce la vendita, è quella eccedente il 30% del capitale del colosso energetico a seguito dell'annullamento di azioni proprie deciso da quest'ultimo, che fa fatto salire Cdp e Mef al 33,3 per cento. A collocare le azioni sul mercato è stata Jp Morgan che non è ricorsa ad alcuna procedura di accelerated bookbuilding. La partecipazione si è ridotta al 27,36 per cento.

L' operazione è stata eseguita ad un prezzo medio di euro 17,76 per azione, con un premio di circa 3 centesimi di euro per azione rispetto alla quotazione media di mercato del periodo, ponderata per i volumi scambiati ed a fronte di commissioni di intermediazione di 1,5 basis point sul controvalore delle transazioni eseguite. I volumi giornalieri ceduti da Cdp non hanno mai superato il 30,5% dei volumi complessivi scambiati sul mercato. Intermediario dell'operazione di vendita è stato Jp Morgan Securities Plc.

Il numero totale di azioni Eni oggetto di cessione da parte di Cdp, incluse le azioni già vendute, rappresenta, quindi, come detto circa il 3,3% del capitale sociale di Eni. Cdp cederà la quota rimanente dell'1,6% di Eni (58.255.250 azioni) nei tempi e con le modalità che riterrà più convenienti.

Nell'ambito del passaggio del 30% meno un'azione di Snam da Eni a Cdp, la Cassa si è impegnata a versare 3,5 miliardi di euro al Cane a sei zampe, di cui 2 miliardi di euro dovrebbero arrivare appunto dalla vendita della quota eccedente il 30% detenuta da Cdp con il Mef. Il resto sarà assicurato dai flussi di cassa derivanti dalla cessione di altri asset (si parla della possibile vendita dell'89% del Tag) e dai dividendi.

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