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Questo articolo è stato pubblicato il 25 luglio 2012 alle ore 13:27.

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Cuochi, camerieri, segretarie, addetti alla pulizia e alle persone, operai specializzati nell'edilizia, addetti all'accoglienza, conduttori di impianti industriali. Sono queste ancora le professioni che possono dare lavoro in tempo di crisi cui si aggiungono gli addetti alla sanità e al sociale, operai specializzati nell'industria alimentare, legno e carta.

La realizzazione di questo «borsino» delle professioni in tempo di crisi è dettato dalla Cgia di Mestre che ha elaborato i dati presentati dall'Unioncamere - Ministero del lavoro, Sistema Informativo Excelsior. I dati si riferiscono alle previsioni di assunzione previste dagli imprenditori italiani nella periodica indagine campione realizzata dall'Unioncamere messe a confronto con i dati emersi nel terzo trimestre 2012 e quelli relativi allo stesso periodo dell'anno precedente.

«Sono professioni - secondo il segretario della Cgia di Mestre, Sergio Bortolussi - legate, in particolar modo, alle attività che caratterizzano la nostra economia: il turismo, la ristorazione, i settori del made in Italy, la sanità ed il sociale. Mestieri non sempre di altissima specializzazione, ma indispensabili per mantenere in piedi i settori che stanno dando un contributo importante alla tenuta economica e occupazionale del nostro Paese».

Complessivamente queste professioni dovrebbero garantire 20.000 posti di lavoro in più rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Nell'analisi della Cgia sono state elencate anche le professioni che registrano un preoccupante segno negativo: specialisti in scienze economiche, operai specializzati nell'industria, operai metalmeccanici, personale non qualificato nell'industria e nella logistica, facchini, commessi nei negozi e altro personale occupato nella grande distribuzione e negli esercizi all'ingrosso sono i più a rischio disoccupazione.

Secondo l'elaborazione della Cgia, questi mestieri potrebbero perdere, sempre in quest'ultimo anno di crisi, quasi 22.000 unità. «Sono professioni - conclude Bortolussi - legate alle attività manifatturiere e a quelle commerciali che, da un lato, hanno risentito degli effetti dirompenti portati dalla concorrenza dei paesi emergenti, dall'altro, del forte calo dei consumi che ha caratterizzato il comportamento delle famiglie italiane».

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