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Questo articolo è stato pubblicato il 12 novembre 2013 alle ore 12:05.
L'ultima modifica è del 12 novembre 2013 alle ore 14:20.

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I tassi dei titoli di Stato statunitensi viaggiano sui massimi degli ultimi due mesi. In rialzo anche i rendimenti degli altri bond. Questo perché i mercati iniziano a scontare uno scenario di tapering, ovvero di riduzione del piano di stimoli monetari elargiti dalla Federal Reserve. Al momento questi stimoli viaggiano al ritmo di 85 miliardi di dollari al mese, secondo le previsioni nei primi mesi del 2014 (in pochi ipotizzano già a dicembre) potrebbero scendere a 70 per poi ridursi ulteriormente nei mesi successivi fino a che la Fed non deciderà di staccare del tutto i rubinetti, consapevole del fatto che l'economia potrà camminare anche con le proprie gambe.

Ma questa enorme montagna di liquidità - che viene immessa dal 2009, quando gli Usa hanno sperimentato il ritorno alla deflazione dopo il 1955 - ha certo contribuito al record di Wall Street (ieri il Dow Jones ha aggiornato il massimo storico) ma ha anche favorito a dismisura il sistema delle banche ombra, all'inglese "shadow banking". Secondo quanto riporta oggi il Financial Times il primo beneficiario dei piani di espansionismo monetario (quantitative easing) varati dalla Fed negli ultimi quattro anno è stato «lo scarsamente regolato settore dei prestatori non bancari» che «dai tempi della crisi hanno accresciuto i propri asset del 60%». Questo grazie alla liquidità a buon mercato (tassi praticamente azzerati) e al ritiro dal settore dei prestiti a rischio/rendimento più elevato di molte banche alle prese con aggiustamenti di bilancio e maggiori regolamentazioni.

Questo mix di fattori iniettata dalla Fed ha favorito, tra i vari, i Reits (Real estate investment trusts), fondi di investimento specializzati nel settore immobiliare, le Bdc (società statunitensi specializzate nello sviluppo di nuovi business) e società finanziarie specializzate. L'ammontare delle attività detenute da queste tre categorie da 779 miliardi di dollari nel 2008 a 1.220 miliardi nel secondo trimestre del 2013 secondo i dati forniti da Snl Financial al quotidiano britannico.

I Reits in particolare, che prendono in prestito sui mercati finanziari a breve termine ed effettuano investimenti a regime fiscale privilegiato in attività a più lungo termine, come le obbligazioni ipotecarie, hanno attirato le attenzione dei regolatori. La Fed di New York ha sondato l'esposizione delle banche in questi veicoli di investimento.

La preoccupazione è che un aumento futuro dei tassi potrebbe innescare una pericolosa vendita delle attività con conseguenze a cascata sui bilanci bancari e sul sistema finanziario. Una preoccupazione che nasce dal fatto che i tassi prima o poi sono destinati a salire e a quel punto le distorsioni finanziarie createsi in questa prolungata fase di tassi ai minimi potrebbero esplodere. Nella speranza che non accada la stessa storia del 2008, quando i mutui e i derivati subprime sono collassati proprio dopo che sono saliti i tassi dopo un periodo di tassi eccezionalmente bassi favorito dalle politiche monetarie dell'allora presidente della Fed, Alan Greenspan.

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