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Questo articolo è stato pubblicato il 20 ottobre 2013 alle ore 17:26.
L'ultima modifica è del 21 ottobre 2013 alle ore 10:58.

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Altro che mito dell'efficienza: sono i politici del nord i veri responsabili della Caporetto economica e industriale che sta caratterizzando la parte più produttiva del Paese. Figure, anche carismatiche, che dovevano salvare il Paese dal centralismo "romano" spazzando via il vecchio modo di fare politica e che a vent'anni dalla "discesa in campo" lasciano invece un'eredità deludente: corruzione, clientelismo e mala gestione continuano a essere vizi capitali alla base anche della disfatta del Nord.

È questa, almeno, la tesi del volume di Filippo Astone intitolato proprio "La disfatta del Nord – mandato in libreria nei giorni scorsi da Longanesi.
Dal libro-inchiesta emerge un Nord che corre verso la disfatta, non tanto o non solo per colpa della crisi - che pure ha pesato e continua a pesare sulla parte più produttiva del Paese - ma per l'incapacità della sua classe dirigente che negli ultimi venti anni ha guidato l'Italia. Sul banco degli imputati l'autore – che scrive per il settimanale «Il Mondo» – mette Silvio Berlusconi, Umberto Bossi, Roberto Maroni e Roberto Formigoni. Accanto a loro una sterminata galleria di personaggi magari non di primo piano, ma altrettanto incapaci di fare gli interessi del territorio di riferimento. Politici (tantissimi), ma anche banchieri «che finanziano gli amici anziché le piccole imprese, imprenditori pronti a fuggire all'estero, amministratori che antepongono gli interessi privati al bene collettivo».

Pezzo dopo pezzo, Astone smonta il mito della Padania, la "regione del Nord" creata dalla fervida fantasia di Umberto Bossi: la Lombardia con i suoi scandali plurimilionari (nella sanità ma non solo) dove l'ex governatore Roberto Formigoni aveva creato con la sua Cl «un sistema di potere da 70 miliardi di di euro all'anno»; il Piemonte del leghista Cota che registra senza colpo ferire il ritiro della Fiat, ex gigante di casa nostra che «sconta ormai un ritardo irrecuperabile rispetto alle altre case automobilistiche»; ma anche il Veneto di Luca Zaia e Flavio Tosi: la regione più ricca d'Europa dietro la Baviera - «gigante economico, ma nano politico» - starebbe andando «verso un binario morto» pur avendo a disposizione imprenditori di caratura internazionale.
Uno degli episodi che – a parere di Astone – meglio testimonia l'incapacità della classe dirigente "nordista" è «lo spettacolo penoso» offerto dai politici lombardi e dagli enti per l'allestimento dell'Expo 2015, «manifestazione che potrebbe essere la chiave di volta per il rilancio dell'economia» e che invece – a cinque anni dall'assegnazione – continua a vedere la classe politica del Nord «litigare su appalti, nomine e forme di potere, paralizzando i lavori che sono iniziati solo a metà 2013».

A incarnare meglio di chiunque altro la disfatta del Nord sarebbe l'ex presidente della Bpm, Massimo Ponzellini, «un campione di quella classe dirigente economica settentrionale che, dagli anni del berlusconismo, ha agito contro il Paese, sentendosi (ed essendo) protetta dal ceto politico». Nella storia del "banchiere di riferimento" della Lega tornano per Astone «tutti gli ingredienti della débâcle: banche che non prestano soldi alle Pmi, familismo, corruzione, lottizzazione politica, indifferenza morale».
Ma "la disfatta del nord" si può ancora fermare e la possibile riscossa passa da imprenditori come Giorgio Squinzi. Nell'opera del presidente della Confindustria sono rintracciabili, secondo l'autore, i valori che possono invertire questa rotta suicida. Squinzi è uno di quegli uomini che potrebbe dare corpo a «un'alleanza politica dei produttori» che elimini le rendite di posizione «di coloro che nulla generano e tutto succhiano». Una «modesta proposta fantapolitica» che rappresenterebbe una svolta per il Nord e il Paese.
Un libro dalla narrazione avvolgente e ben documentato che racconta in modo puntuale e in presa diretta quel che è successo al Nord negli ultimi due decenni.

Filippo Astone
"La disfatta del Nord. Corruzione, clientelismo, malagestione"
Longanesi 2013
409 pagine, 18,80 euro

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