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Questo articolo è stato pubblicato il 22 settembre 2012 alle ore 12:11.

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Il bando che segna il ritorno dei concorsi a cattedra nella scuola - l'ultima selezione risale al 1999-2000 - sarà pubblicato martedì 25 settembre sulla Gazzetta Ufficiale, serie Concorsi. Il ministero dell'Istruzione sta mettendo a punto gli ultimi dettagli del bando, a cui, secondo Viale Trastevere, parteciperanno circa 160 mila aspiranti docenti che si contenderanno 11.542 posti nelle scuole di ogni ordine e grado. E i primi vincitori saranno immessi in ruolo per l'avvio dell'anno scolastico 2013-2014. Il costo dell'intera operazione (tra procedure e commissioni) è di circa un milione di euro. Ecco, in 20 domande e risposte, tutto quello che c'è da sapere sulla selezione.

Chi può partecipare al concorso?
I docenti già abilitati (in base all'articolo 1 del decreto interministeriale n. 460 del 24-11-1998). Ma è prevista qualche eccezione. L'articolo 2 del citato decreto interministeriale stabilisce che, in via transitoria, che possono partecipare ai concorsi a cattedre, anche in mancanza di abilitazione, coloro che alla data di entrata in vigore del decreto (7 giugno 1999) siano già in possesso di un titolo di laurea, o di un diploma conseguito presso le accademie di belle arti e gli istituti superiori per le industrie artistiche, i conservatori e gli istituti musicali pareggiati, gli Isef, che alla data stessa consentano l'ammissione al concorso. Possono partecipare al concorso anche coloro che hanno conseguito la laurea entro gli anni accademici 2001/02, 2002/03 e 2003/04 se si tratta di corso di studi di durata rispettivamente quadriennale, quinquennale ed esennale (medicina) e coloro che hanno conseguito il titolo di studio richiesto entro l'anno in cui si conclude il periodo prescritto dal relativo piano di studi, a decorrere dall'anno accademico 1998/99.

Ci sono altre possibilità per i non abilitati?
Sì. L'art. 4 sempre del citato decreto interministeriale stabilisce che fino a quando in una classe di concorso non vi sarà una sufficiente disponibilità di abilitati per un adeguato reclutamento è ammessa la partecipazione al relativo concorso di candidati non abilitati. Nel caso il numero delle domande presentate per una classe di concorso risulti inferiore al triplo rispetto alle previsioni dei posti da conferire nel periodo di vigenza delle graduatorie, vengono riaperti i termini di presentazione delle domande e ammesso anche il personale non abilitato. Ma il Miur, ha sottolineato la Uil Scuola, ha verificato che per nessuna delle classi né dei posti messi a bando si verificherà tale condizione.

E per la scuola dell'infanzia e primaria?
Il decreto interministeriale 10 marzo 1997 ha soppresso, a partire dall'anno scolastico 1998/99, i corsi di studio ordinari triennali e quadriennali, rispettivamente della scuola magistrale e dell'istituto magistrale. Ma i titoli di studio conseguiti entro l'anno scolastico 2001/02 conservano valore legale in via permanente e consentono di partecipare alle sessioni di abilitazione all'insegnamento nella scuola materna e ai concorsi ordinari per titoli ed esami a posti di insegnante nella scuola materna e nella scuola elementare.

E i posti assegnati al concorso come vanno ripartiti?
La legge 124/1999 stabilisce che i posti del personale docente della scuola materna, elementare e secondaria vengono assegnati per il 50% mediante concorsi per titoli ed esami e per il restante 50% attingendo alle graduatorie permanenti ora trasformate in graduatorie ad esaurimento (dove sono parcheggiati circa 165mila precari).

Quanti sono i posti complessivamente messi a bando?
I posti messi a bando sono 11.542, quelli autorizzati dal Tesoro.

Il concorso consente di acquisire l'abilitazione?
Solo per coloro che si collocano in posizione utile alla copertura dei posti messi a bando. Non è prevista abilitazione per coloro che, pur superando le prove, non rientrano nel numero dei posti messi bando. Tale scelta, ha ricordato nei giorni scorsi alla Camera il ministro dell'Istruzione, Francesco Profumo, è per evitare il crearsi di nuovo precariato.

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