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Questo articolo è stato pubblicato il 07 luglio 2012 alle ore 08:10.

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ROMA
A sorpresa il taglio delle spese per il 2012 si ferma a quota 3,7 miliardi. Circa 800 milioni in meno rispetto ai 4,5 miliardi accreditati dallo stesso premier, Mario Monti, nel corso della conferenza stampa di giovedì notte. Laddove restano confermati i 10,5 miliardi per il 2013 e gli 11,2 miliardi per il 2014 indicati giovedì notte nel comunicato stampa di Palazzo Chigi. Ad alzare definitivamente il velo sui numeri della spending review è il testo ufficiale del decreto legge n. 95 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale di ieri e in vigore dalla mezzanotte di oggi.
E non è la sola sorpresa sulla reale portata della manovra di inizio luglio. Il taglio sulle spese di funzionamento dei ministeri, infatti, scatterà soltanto dal 2013 e sarà spalmato su tre anni. Presentato ufficialmente dal Governo (al termine del Cdm fiume di giovedì notte) con un impatto pari a 1,5 miliardi per il 2012 e a 3 miliardi per il 2013, nella sostanza il taglio partirà solo dall'anno prossimo e resterà fermo a quota 1,5 miliardi anche dal 2014 in poi, come si legge dalle tabelle allegate al provvedimento d'urgenza. Con un meccanismo che ricorda molto da vicino i tagli lineari di tremontiana memoria: prima l'Economia "congelerà" le predette somme e poi saranno i singoli ministeri a indicare con il programma di stabilità per il triennio 2013-2015 dove intenderanno risparmiare.
Il contributo maggiore lo offrirà lo stesso Mef che dovrà ridurre i costi di tutte le sue strutture di 615,3 milioni per l'anno prossimo e di 662,3 milioni per il 2014. Segue a distanza la Difesa con tagli che andranno dai 203 milioni del prossimo anno ai 256 del 2015. Terzo posto del podio va assegnato alle Infrastrutture e ai trasporti che dovranno far scendere i costi di 178 milioni nel 2013 e di circa 200 milioni per i due anni successivi. Subito sotto si attesta l'Istruzione con 178 milioni quest'anno, 172 il prossimo e 199,3 nel 2014. Fanalino di coda le Politiche agricole (13,6 milioni che peraltro scendono a 9,6). Particolare il caso dello Sviluppo economico dove le riduzioni partiranno da 45 milioni ma arriveranno a zero nel 2015. Nessun sacrificio invece per il Viminale che sarà dispensato dalla stretta per tutto il periodo indicato.
Passando alle conseguenze della "cura Bondi" sugli acquisti di beni e servizi la graduatoria cambia eccome. Il contributo totale sugli effetti di finanza pubblica sarà di 121 milioni per quel che resta del 2012 e di 615 dal 2013 in poi. In vetta, per quest'anno si posiziona la Giustizia che dovrà produrre risparmi per 60 milioni (120 dal 2013 in poi). Nel mirino ci saranno innanzitutto i costi per intercettazioni, uffici giudiziari e trasferimento detenuti. Guardando invece agli effetti a regime il contenimento maggiore sulle forniture dovranno realizzarlo Difesa (148 milioni) e Interno (131 milioni).
Gli allegati alla versione definitiva del decreto svelano anche una verità in materia di ricerca. A fronte del rinvio a un futuro provvedimento della riorganizzazione per i 12 enti finanziati dallo Stato, che era tra l'altro stata sollecitata dallo stesso presidente della Repubblica prima del Cdm di giovedì, gli enti di ricerca si vedono ridurre i trasferimenti di oltre 88,4 milioni a regime dal 2013. E nei prossimi 5 mesi perderanno altri 33,1 milioni di risorse.
Oltre il 55% del taglio peserà sugli enti che fanno capo al ministero dell'Istruzione. Quest'anno, infatti, il Miur si vedrà ridurre i trasferimenti di 19,2 milioni: oltre 9 saranno lasciati sul terreno dall'Istituto di fisica nucleare (24 dal 2013) e oltre 6 (16 a regime) dal Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr). Interessato alla sforbiciata anche il Lavoro con tagli complessivi di 4 milioni per l'Inail (2,1 milioni nel 2012) e 1,9 per l'Isfol, che diventano 5,1 dal 2013. Senza dimenticare i 7 milioni complessivi che perderanno i tre istituti di ricerca controllati dal ministero dell'Agricoltura: Cra, Istituto nutrizione e Inea.
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