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Questo articolo è stato pubblicato il 27 settembre 2013 alle ore 16:56.

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Chi vince e chi perde con la nuova Pac. E Bruxelles vara subito altri tagli

Non si fa in tempo a brindare alla chiusura dell'accordo sulla nuova Politica agricola Ue 2014-20 che a Bruxelles sono già pronti altri tagli, in aggiunta a quelli appena decisi con la riforma. È pronta infatti la decisione della Commissione europea che prevede una decurtazione del 4,98% sui pagamenti diretti del 2013, per rispettare le nuove regole sulla disciplina finanziaria imposte dal bilancio comunitario. È la prima volta che Bruxelles adotta una decisione di questo tipo; bisogna coprire un "buco" di 1,47 che mancano dal bilancio agricolo 2014. Ma la procedura rischia di diventare un'abitudine nei prossimi anni, vista la ristrettezza del margine tra pagamenti e stanziamenti d'impegno nell'accordo sul bilancio pluriennale 2014-2020.

Dal taglio verranno esentati solo i pagamenti diretti fino a 2mila euro, invece dei 5 previsti inizialmente. In Italia, a beneficiare dell'esenzione sarebbero circa 915mila produttori, il 74% dell'incredibile numero (1,24 milioni) di aventi diritto agli aiuti Ue. Sull'eventuale eliminazione dei cosiddetti mini-premi si potrà ora discutere in sede di attuazione della riforma, nel tentativo di recuperare risorse visto che, oltre alla disciplina finanziaria, per le imprese italiane è previsto un taglio medio dei pagamenti del 18% al netto dell'inflazione, secondo le stime più prudenti. Poi ci sarà da calcolare l'effetto redistributivo, che per alcuni settori, come tabacco e zootecnia intensiva, potrebbe superare abbondantemente il 50 per cento.

A Parigi è scontro aperto tra allevatori e cerealicoltori
Intanto in Europa si comincia a ragionare sulle modalità applicative della riforma, visto che l'accordo lascia nelle mani degli Stati membri un ampio ventaglio di opzioni su come redistribuire i pagamenti. Proprio l'intenzione del ministero francese di favorire la zootecnia in pesante crisi a scapito dei cerealicoltori, storicamente avvantaggiati grazie alle eccezionali rese del passato, ha creato una profonda spaccatura all'interno della Fnsea, il potente sindacato agricolo transalpino. Sarà il presidente della Repubblica, François Hollande, a formalizzare all'inizio di ottobre le scelte nazionali sui criteri di applicazione della nuova Pac. Ma secondo tutti gli addetti ai lavori non ci saranno sorprese rispetto alle linee già tracciate nei giorni scorsi dal ministro Stephane Le Foll nel corso di una riunione del Consiglio superiore di orientamento in cui sono è rappresentata tutta la filiera agroalimentare.

In sintesi: assegnazione di un pagamento di redistribuzione fino a un massimo di 52 ettari per azienda e convergenza totale dei pagamenti di base nel 2019, al fine di trasferire una parte importante del sostegno comunitario a vantaggio degli allevamenti e dell'occupazione. I perdenti di questa operazione sarebbero i cerealicoltori. E la dura reazione della Agpb, l'associazione dei produttori francesi di grano, non si è fatta attendere: "In base al piano del governo le aziende cerealicole perderebbero da un minimo di 55 a un massimo di 135 euro a ettaro. Le più colpite sarebbero le strutture che hanno rendimenti inferiori alla media". E ancora: "Il governo prepara una pesante penalizzazione della produzione francese, a vantaggio del grano raccolto in Germania (secondo paese produttore nella Ue) che avrebbe un vantaggio competitivo di circa 20 euro a ettaro". Da qui la controproposta di limitare la convergenza dei pagamenti al 60 per cento, senza assegnare pagamenti redistributivi.

Madrid, meno aiuti e non per tutti
Anche in Spagna il dibattito sui criteri per l'applicazione interna della nuova Pac è giunto alle battute finali. A breve, ha annunciato nei giorni scorsi il ministro dell'agricoltura Canête, sarà presentato un documento di proposte sulle questioni ancora aperte che riguardano la definizione della figura di "agricoltore attivo", al quale riservare i pagamenti diretti, e la destinazione degli aiuti accoppiati che, in ogni caso, ha precisato il ministro, andranno in larga misura agli allevamenti. Su un'altra serie di punti, l'accordo di massima con le Comunità autonome e le organizzazioni professionali del settore è già stato raggiunto in una conferenza che si è tenuta alla fine di luglio.

Per l'assegnazione dei pagamenti di base, saranno individuate un ampio numero di "regioni agricole" caratterizzate da realtà produttive sostanzialmente omogenee. Questo modello di regionalizzazione, secondo gli esperti ministeriali, consentirà di limitare al massimo la redistribuzione del sostegno comunitario tra territori e settori produttivi. Una scelta che potrebbe interessare molto da vicino l'Italia.

A partire dal 2015, poi, verrà introdotta una soglia minima pari a 300 euro, al di sotto della quale non saranno erogati pagamenti. In arrivo anche un "tetto" di 300mila euro per gli aiuti destinati alle singole imprese, ma con criteri molto flessibili; si dovrà tener conto del costo del lavoro e delle "circostanze specifiche" delle forme associative. Sempre nell'ottica della semplificazione del sistema, è stato deciso di applicare il regime dei "piccoli produttori" che prevede, per chi riceve meno di 1.250 euro, l'esenzione dal processo convergenza interna dei pagamenti. Esenzione estesa anche a vigneti e ortofrutta, che restano fuori dal nuovo sistema di aiuti Pac. Un sistema che l'Italia deve ancora studiare con attenzione.

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