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Questo articolo è stato pubblicato il 17 settembre 2014 alle ore 06:36.

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ROMA
La revisione delle tax exependitures fa rotta sull'imposta di successione. L'obiettivo è portare il gettito del prelievo sugli eredi fino a un miliardo di euro. Il tutto all'insegna dell'equità e di un riallineamento della tassazione a quello dei principali Paesi europei.Tra i dossier aperti al ministero dell'Economia per recuperare non meno di tre miliardi dalla revisione delle agevolazioni fiscali, così come peraltro prevedeva espressamente la clausola di salvaguardia della legge di stabilità targata Letta, un posto di primo piano in queste ore lo starebbe occupando l'imposta dovuta su beni e patrimoni ereditati.
Nel mirino ci sarebbe soprattutto il meccanismo ora in vigore di aliquote e franchigie, ritenute queste ultime tra le più alte d'Europa. Attualmente l'imposta di successione è dovuta sulla base di quattro aliquote che variano a seconda del grado di parentela degli eredi e da un paio di franchigie, ovvero di specifiche soglie di esenzione entro le quali l'imposta non è dovuta. Il coniuge e i parenti in linea retta (figli, genitori e, in generale, ascendenti e discendenti) oggi pagano il 4% per la parte del valore dell'eredità che supera il milione di euro. Per i fratelli e le sorelle l'aliquota sale al 6% mentre la franchigia si abbatte a 100mila euro. Gli altri parenti fino al 4° grado, affini in linea retta, affini in linea collaterale fino al 3° grado pagano anche loro il 6% ma non beneficiano di alcuna soglia di esenzione. L'aliquota sale poi all'8% per gli estranei ovvero per i beni devoluti ad altri soggetti. In caso, poi, di un beneficiario portatore di handicap grave la franchigia applicabile sale a 1,5 milioni di euro.
I numeri che oggi ruotano intorno all'imposta di successione sono particolarmente rilevanti e, stando alle valutazioni dell'Economia, lasciano spazio a un intervento di razionalizzazione del prelievo: il valore dell'asse ereditario è pari a 56 miliardi di euro e gli eredi sono circa 1,5 milioni. Ma la franchigia, particolarmente elevata (1 milione di euro per i parenti in linea retta), combinata alla possibilità di determinare il valore degli immobili ereditati su base catastale hanno di fatto limitato l'imposta di successione al 5,8% degli eredi in linea retta. Oltre il 94% dei contribuenti che rientra tra parenti, affini ed estranei è tassato al 6 o all'8% senza godere di alcuna soglia di esenzione. E questi soggetti concorrono per almeno il 70% al gettito dell'imposta di successione che attualmente si attesta a poco più di 500 milioni di euro.
Secondo il dossier messo a punto dall'Economia e che dovrà passare il vaglio politico del governo Renzi la riscrittura dell'imposta di successione si giustifica per almeno tre valide ragioni. La prima è un recupero di gettito, non meno di 500 milioni per attestare il prelievo complessivo a 1 miliardo di euro, senza penalizzare i consumi e la produzione. Non solo. Intervenendo su franchigie ed aliquote l'Economia assicura che si potrebbe garantire una maggiore equità del prelievo.

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