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Questo articolo è stato pubblicato il 01 settembre 2013 alle ore 13:55.

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Perché la calligrafia non deve morire

Tastiera vs penna. Neurofisiologi francesi e norvegesi hanno dimostrato come lo scrivere a mano attivi molte più aree cerebrali rispetto alla digitazione sulla tastiera. Nel primo caso, infatti, gli occhi e i movimenti della mano assistono e contribuiscono alla graduale creazione della lettera, cosa che non succede quando si preme un tasto preconfezionato. Le aree sensoriali si attivano anche in questo secondo caso, ma in misura minore. Lo studio, apparso su Advances in Haptics, precede la decisione di alcune scuole elementari americane di insegnare ai bambini prima la tastierizzazione della scrittura manuale. Scelta che, secondo i ricercatori, non è un bene per lo sviluppo delle abilità visive, motorie e costruttive.

«Quando penso al pollice opponibile penso a un gesto: quello di prendere una penna in mano. Che ha anche il vantaggio di far prendere coscienza della materia che si sta ultizzando» risponde Luca Barcellona, uno dei pochi calligrafi italiani della generazione dei trentenni, dopo di lui ci sono i nativi digitali. «Non possiamo abolire o essere contro il concetto di comunicare con la tecnologia, il problema però è se vogliamo essere completamente sostituiti dalla tecnologia – continua Barcellona, che nel suo intervento al Festival della mente di Sarzana parla di "Calligrafia: la creatività nella scrittura". Parole accompagnate da veri e propri quadri, «perchè la forma delle lettere e il loro intreccio è a tutti gli effetti una forma d'arte».

Ma il calligrafo, a dispetto di quanto si possa pensare, è anche un mestiere contemporaneo. «La calligrafia è la bella scrittura, che a seconda dei livelli può essere un'arte o una forma d'artigianato». Non tutto insomma "esce" dal computer. «Molto spesso questo mestiere resta dietro le quinte: quanti prodotti, pubblicità, insegne, libri nascondono la bella scrittura? Da questo punto di vista, penso che il pc non possa sostituire quelle che sono delle capacità insostituibili come l'unicità dello scrivere a mano».

La calligrafia, dunque, non è qualcosa di vecchio che viene riproposto, ma è qualcosa di attuale che si integra con il mondo che la circonda, perchè ci sono infinite applicazioni in cui non sempre la leggibilità è il fine, ma il fatto di lavorare con il gesto. «Quando parliamo della scrittura quotidiana invece indichiamo un modo di comunicare. Il rischio non è di perdere uno dei modi di comunicare, ma il contatto con la fisicità delle cose».

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