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Questo articolo è stato pubblicato il 13 marzo 2014 alle ore 08:00.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 14:08.

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Sullo sfondo delle elezioni europee il Presidente del Consiglio ha preso la mira e ha annunciato cosa vuole sparare col suo bazooka, al momento carico più di parole che di fatti. Prima di tutto, ecco il taglio Irpef di (10 miliardi su base annua)per mettere, a partire da maggio, nelle busta paga di 10 milioni di lavoratori dipendenti che guadagnano oggi fino a 1.500 euro netti al mese altri 80 euro netti.
Il cuore della scossa per l'economia italiana starebbe in questo colpo. Al quale se ne aggiungono poi altri, a partire dalla riduzione dell'Irap per le imprese del 10% e il taglio delle bollette dell'energia per le aziende del 10%. Inoltre, il Governo mette mano (in questo caso nel vero senso della parola) alla riforma Fornero sul lavoro: i contratti a termine sono applicabili per 3 anni senza causale (oggi solo 12 mesi) e vengono semplificate le norme per l'apprendistato. Ed "entro luglio" (ma qui torniamo all'annuncio) verranno sbloccati i debiti della Pubblica amministrazione per un ammontare di 68 miliardi.

Sarebbe questa la Svolta Buona. Ma è davvero una svolta, in concreto? Al primo impatto l'impressione è forte: numeri importanti, passo veloce e sicuro, nessun vero problema. Addio lungaggini e rinvii. Si parte. E prima dell'estate 10 milioni di italiani vedranno i loro stipendi lievitare di 80 euro netti al mese. Una boccata d'ossigeno e di speranza in un futuro migliore.

In realtà i problemi ci sono. Non che manchi la direzione di marcia – una strada è stata scelta – o che non ci siano misure convincenti. Inserire in un decreto legge norme per cambiare le regole sui contratti a termine e per semplificarle sull'apprendistato sono passaggi importanti e soprattutto molti utili per sghiacciare il lavoro. Il programma per la casa lo è altrettanto.

I progetti per la scuola e per spendere (le risorse, 1,5 miliardi ci sono già) nella cura del territorio non sono da meno.
Il fatto è che la scommessa di Renzi è ad alto rischio e presenta comunque dei vuoti altrettanto impressionanti. Primo: la manovra di taglio dell'Irpef per 10 milioni di lavoratori e la riduzione dell'Irap non sono oggi né un decreto legge né un disegno di legge ma sono (solo) parte di una relazione del Presidente del Consiglio approvata dal Governo. Secondo: la riduzione dell'Irap, una tassa sul lavoro odiosa, verrà però finanziata per un importo (2,6 miliardi) non certo capace di determinare grandi svolte con l'aumento di un'altra tassa, quella sulle rendite finanziarie (esclusi i titoli di Stato) dal 20 al 26%. Trattandosi di materia così sensibile doveva essere introdotta al momento ritenuto opportuno con misure operative e non con propositi verbali. Terzo: provvedimenti annunciati come decisivi per il lavoro (il famoso Jobs Act) e per il ripristino della legalità (sblocco dei debiti della Pa) viaggiano sui binari dei disegni di legge, che non sono adatti all'alta velocità istituzionale operativa. Quarto: sul tema delle coperture finanziarie il Governo non ha sciolto tutti i dubbi. Anzi li ha fatti crescere.

Come si finanziano i 10 miliardi di tagli Irpef? Le coperture sono abbondanti e certe, ha detto il premier. Niente tasse. Tagli di spesa (fino a 7 miliardi per il 2014), margini pari all'0,4% del Pil restando il tetto invalicabile del 3% del deficit in rapporto al Pil (ogni 0,1% vale 1,6 miliardi, coperture "di transizione" le ha definite il ministro dell'Economia Padoan), aumento del gettito Iva derivante dallo sblocco dei debiti della Pa, minore spesa per interessi sul debito pubblico ("realtà irreversibile", ha spiegato Renzi).
A parte il fatto che il Commissario per la spending review Cottarelli ha specificato che i risparmi concretamente possibili per il 2014 ammontano a circa 3 miliardi, va detto con chiarezza che qui il premier rischia grosso. In Italia e in Europa, dove non tira aria di sconti. Le coperture finanziarie non sono l'imposizione di qualche burocrate-frenatore. Sono l'architrave di qualsivoglia manovra di governo, in assenza della quale non ci sono né scosse né credibilità. Gli annunci su questo terreno non valgono: senza coperture il bazooka non spara.

guido.gentili@ilsole24ore.com

@guidogentili1

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