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Questo articolo è stato pubblicato il 04 aprile 2014 alle ore 07:45.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 14:55.

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L'ulteriore espansione della politica monetaria della Banca centrale europea (BCE) non c'è stata; ma allo stesso tempo, Mario Draghi ha fatto un annuncio importante: i rischi di instabilità - inclusa la tanto pubblicizzata paura della deflazione - verranno contrastati con ogni mezzo, non convenzionale e convenzionale, purché adatti alla realtà del nostro continente. Tra gli strumenti non convenzionali, grande attenzione verrà dato ad un eventuale disegno di una espansione quantitativa all'europea.

Tra i mezzi convenzionali, la BCE dovrebbe forse ricordare a tutti - forse anche a qualcuno al suo interno - che in caso di necessità, per evitare la tanto temuta caduta dei prezzi, la BCE potrebbe darsi un obiettivo proprio in termini di livello dei prezzi; questo porterebbe temporaneamente il bersaglio BCE sul tasso di inflazione ad un livello maggiore del due per cento, con un effetto molto potente e positivo sulle aspettative.
La decisione sull'orientamento della politica monetaria della BCE era molto atteso, alla luce degli ultimi dati sull'inflazione in Europa, che hanno rinfocolato il dibattito sul rischio deflazione, e quindi sulla necessità di una ulteriore accentuazione dell'orientamento espansivo della azione della BCE. Il presidente Draghi ha chiarito che nella visione della BCE oggi non si intravede alcun rischio deflazione. Inoltre ha annunziato che è unanime il consenso all'interno del consiglio BCE - nel caso in cui si materializzasse un rischio di instabilità, verso il basso o verso l'alto - di prendere in considerazione ogni possibile strumento, purché disegnato e messo in atto non scimmiottando le esperienze anglosassoni, ma guardando alle caratteristiche concrete che il meccanismo di trasmissione della politica monetaria ha oggi nell'Unione monetaria.

Va ricordato che tale meccanismo poggia su due pilastri. In primo luogo, la politica monetaria definita dalla Bce contribuisce alla crescita economica garantendo nel medio termine la stabilità monetaria nell'Unione nel suo complesso. In secondo luogo, tra la Bce - anello iniziale - ed il sistema economico - anello finale - c'è di mezzo il sistema bancario, e non i mercati finanziari, come negli Stati Uniti e nel Regno Unito.
Leggendo insieme i due pilastri si può subito comprendere gli argomenti con cui Draghi ha risposto ai timori sul rischio deflazione. Finora le variazioni verso il basso del tasso di inflazione - nonché di alcuni indicatori delle aspettative - sono state contraddistinte tra tre caratteristiche: hanno avuto un orizzonte di breve e brevissimo periodo - sono cioè temporanee almeno fino a prova contraria ; sono principalmente scaturite da shock esterni - come il ristagno del prezzo degli input energetici ; infine riguardano solo alcuni comparti e specifici Paesi dell'Unione. Insomma, nessuno dei tre elementi può concorrere alla definizione di un rischio deflazione, che si materializza quando le aspettative a lungo termine cambiano di segno.

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