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Questo articolo è stato pubblicato il 17 dicembre 2014 alle ore 06:38.

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MADE IN ITALY

La produzione è al 100% made in Italy: «I nostri competitor sono i marchi francesi, non quelli italiani

La ricerca è a tutto campo»

FIRENZE

«Abbiamo acquisito la maggioranza di un’azienda di Grosseto che produce sportswear, jeans e pellicce d’alta gamma con una trentina di addetti. L’abbiamo chiamata Oprah, in onore della Winfrey, una delle donne più potenti del pianeta, conosciuta qui a Firenze: è una persona eccezionale».

Toni Scervino amministra la maison che ha fondato a Bagno a Ripoli con Ermanno Scervino, che ne è direttore creativo. Nel quartier generale alle porte di Firenze l’atelier della couture sta lavorando a pieno ritmo per consegnare degli abiti da sposa: accade sempre più spesso che le clienti più facoltose richiedano di confezionare anche i capi per le figlie, damigelle miniaturizzate, e non è raro che ciò avvenga anche in versione maschile.

«Con i partner di Grosseto - aggiunge Toni Scervino - lavoravamo da una decina d’anni, durante i quali abbiamo innestato il nostro know how, che è al 100% made in Italy. Non è un caso che i nostri competitor diretti siano i marchi francesi del lusso e decisamente meno quelli italiani, che operano in un segmento diverso del mercato».

Nonostante la Ermanno Scervino sia da tempo in attesa di permessi per l’ampliamento della fabbrica che non arrivano («mi auguro che il Governo riesca davvero a eliminare definitivamente la piaga della burocrazia che uccide le aziende e il lavoro», aggiunge l’imprenditore), negli ultimi tempi sono stati aggiunti nuovi “corpi”: in un opificio in mattoni rossi davanti alla sede, tra le dolci colline toscane, è stato aperto un magazzino per la logistica, liberando uno spazio per il maglificio, che fa parte del Dna del marchio fiorentino.

«Il segmento couture - dice ancora Toni Scervino - sta andando benissimo, anche se sui numeri preferisco non dettagliare. Abbiamo una richiesta crescente, soprattutto dall’estero, per pezzi speciali che non sono soltanto concentrati nella gran sera. Anche per bambine e bambini, infatti, sono in aumento gli ordini».

Secondo i due imprenditori, quel che attrae del brand è la capacità di contaminazione tra specializzazioni manifatturiere: «Da noi - dice ancora - la maglieria diventa couture e la couture maglieria. Non ci stanchiamo mai di fare ricerca e innovazione, che sono costi importanti ma ineludibili per chi vuole competere nell’arena del lusso».

I ricavi 2014 della Ermanno Scervino si aggireranno sui 100 milioni, con un aumento del 4% rispetto all’anno precedente, e un ebitda stimato del 19%. Secondo Pambianco, la Scervino è sedicesima tra le aziende del lusso potenzialmente quotabili, «ma noi vogliamo restare indipendenti: stiamo strutturando un’azienda che sarà presto pronta per un eventuale collocamento sul listino, ma possiamo continuare a finanziare la crescita con i nostri mezzi».

E sul fronte retail? Ci sono trattative avanzate in corso per sbarcare sui mercati statunitense e cinese, ancora tutti da esplorare, nonostante l’export cresca e sia arrivato nel 2014 al 73% del fatturato.

In primavera verranno tagliati i nastri di boutique a Riad e Kuwait City, mentre a Dubai si aprirà il terzo negozio. Ottimismo anche sul fronte russo: «Lunedì - conclude Scervino - i partner russi di Bosco dei Ciliegi hanno confermato, nonostante la difficilissima congiuntura del Paese, lo spostamento del monomarca nel Gum di Mosca, con un nuovo spazio triplicato, in prima posizione sulla Piazza Rossa: diventerà il nostro flagship store in Russia e sarà pronto a primavera, quando inaugureremo anche a Sochi».

.@paolabottelli

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