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Questo articolo è stato pubblicato il 20 novembre 2013 alle ore 17:02.

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Vincenzo De Luca (foto Ansa)Vincenzo De Luca (foto Ansa)

Non porta fortuna, al sindaco-viceministro Vincenzo De Luca, il mega-complesso «Crescent» di Salerno: i carabinieri del comando provinciale hanno infatti notificato, questa mattina, una trentina di avvisi di garanzia e sequestrato l'intero cantiere edile che si affaccia sul lungomare del capoluogo. I reati sono abuso d'ufficio, falso in atto pubblico e lottizzazione abusiva.

Al centro dell'indagine, l'approvazione della delibera del Pua, il Piano urbanistico attuativo, che portò all'acquisizione dell'area demaniale su cui poi sarebbe sorto il gigante di cemento. Oltre al primo cittadino, sono indagati i componenti della giunta 2008 (gli assessori Eva Avossa, Gerardo Calabrese, Luca Cascone, Luciano Conforti, Mimmo De Maio, Augusto De Pascale, Ermanno Guerra, Aniello Fiore, Vincenzo Maraio e Franco Picarone) e vecchi e nuovi dirigenti e funzionari responsabili del procedimento amministrativo.

Nel fascicolo compaiono, tra gli altri, anche i nomi del Soprintendente Giuseppe Zampino e degli imprenditori Maurizio Dattilo (amministratore unico della società «Sviluppo immobiliare Santa Teresa») ed Eugenio Rainone (amministratore della società «Crescent srl») che avrebbero, a vario titolo, partecipato o comunque beneficiato delle singole violazioni. La posizione di Zampino, in particolare, riguarda l'autorizzazione che la Soprintendenza avrebbe concesso al progetto, applicando il principio del silenzio-assenso, nell'agosto 2009 con uffici semivuoti e senza la possibilità, sostengono gli inquirenti, di poter investire di una più approfondita valutazione tecnica il piano d'opera.

Nella ricostruzione accusatoria, i pm Rocco Alfano e Guglielmo Valenti ipotizzano che gli «amministratori e i funzionari pubblici» potrebbero «consapevolmente e volontariamente» aver aggirato le procedure tecniche per raggiungere un duplice obiettivo: «accelerare i tempi di realizzazione dell'opera» e «contenere i costi per i privati appaltatori».

Il filone investigativo di oggi rientra nel più ampio procedimento che, nell'agosto scorso, aveva portato a un avviso di proroga delle indagini per concorso in abuso d'ufficio a carico di De Luca. Il sindaco-viceministro alle Infrastrutture e Trasporti ha sostenuto l'assoluta linearità del percorso amministrativo per la costruzione del «Crescent» e si è sempre detto del tutto estraneo alle accuse rivoltegli dalla magistratura.

A dare battaglia contro la gigantesca struttura privata, progettata dall'archistar Ricardo Bofil, sono state soprattutto le associazioni ambientaliste «No Crescent» e «Italia Nostra» in oltre venti denunce all'autorità giudiziaria. Il «Crescent» è una struttura alta 28 metri e lunga quasi 300 che abbraccia, a mezzaluna, piazza della Libertà, a pochi passi dalla spiaggia di Santa Teresa. L'opera, del valore di 100 milioni di euro, dovrebbe ospitare negozi, parcheggi e appartamenti. La Procura di Salerno iniziò ad occuparsene nel 2011, quando in piena campagna elettorale per le amministrative (stravinte con il 74 per cento dei consensi) inviò un primo avviso di garanzia a De Luca per concorso in abuso d'ufficio. Da allora, le relazioni tecniche e i risultati delle perizie hanno aggravato il quadro indiziario fino a portare i pm a chiedere al gip Donatella Mancini il sequestro dell'intera area. Nei prossimi giorni, gli avvocati delle società coinvolte impugneranno il provvedimento di sequestro davanti al Tribunale del riesame e sarà quella l'occasione in cui i sostituti procuratori, titolari dell'inchiesta, potranno eventualmente depositare altri atti a sostegno della propria ricostruzione.

La mezzaluna di Bofil non è stata comunque l'unico fronte giudiziario caldo, quest'oggi, a Salerno. Il pm della Dda Vincenzo Montemurro ha infatti interrogato per tre ore, come persona informata sui fatti, Patrizio Mecacci, coordinatore nazionale della mozione Cuperlo. Al centro di quest'indagine conoscitiva le primarie di qualche giorno fa svoltesi in città. Il magistrato ha aperto il fascicolo dopo aver ricevuto numerose tessere, in bianco, numerate e firmate dall'ex segretario nazionale Pier Luigi Bersani. Nei giorni scorsi, Mecacci aveva parlato di «situazione preoccupante a Salerno» ed aveva denunciato vicende «fuori da ogni controllo democratico». È probabile che, già la prossima settimana, gli inquirenti salernitani possano recarsi a Roma per sentire lo stesso Bersani.

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