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Questo articolo è stato pubblicato il 24 luglio 2013 alle ore 06:46.

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MILANO
L'inchiesta è stata lunga e complessa. Ma ora gli avvisi di chiusura indagini sono stati notificati. La pm romana Perla Lori ha chiuso il cerchio sulle attività del conte Enrico Maria Pasquini, già ambasciatore del Titano in Spagna, e sulla sua piccola ma iperattiva galassia di società fiduciarie: dalla Smi di San Marino, alla Uib Bank delle Vanuatu, alla romana Amphora fiduciaria. Sei gli indagati, oltre allo stesso Pasquini il cognato, Andrea Pavoncelli che lavorava alle Vanuatu. Eppoi Eugenio Buonfrate e i sammarinesi Roberto Borbiconi, Jean Paul Giannini, Davide Bonetti e Danilo Ferrante.
Il giro d'affari era vorticoso. Stime del Nucleo speciale di polizia valutaria parlano di un miliardo di euro. Ma si tratta di valutazioni prudenziali. Difficile infatti ricostruire dieci anni di flussi di denaro, spesso proveniente da delitti, schermati dietro doppie (e a volte triple) intestazioni fiduciarie. Il sistema era collaudatissimo, tanto che anche la Cassa di risparmio di Ferrara sino al 2009 risultava azionista al 15% di una delle società del conte: la Amphora, partecipando direttamente alle movimentazioni dei soldi.
Secondo le ricostruzioni degli inquirenti Amphora funzionava da collettore di denaro e da sportello italiano. Chi aveva la "necessità" di allontanare il denaro dai sensori del fisco, poteva contare su una rete di «spalloni» che, da Roma, lo trasferiva fisicamente a San Marino. In contanti, ma anche con assegni, anche trasferibili. Qui entrava in scena la Smi Sa: un vero aeroporto del nero da cui il denaro decollava (in via telematica) su conti omnibus aperti presso la banca vanuatese Uib. Ma anche a Madeira, con la Ltd Ilha das Pontas. C'erano anche i voli di ritorno. Chi avesse avuto la necessità di rimpatriare i soldi non faceva altro che chiederli. Quelli di Smi richiamavano a San Marino il denaro e, con il medesimo sistema usato all'andata, lo riconsegnavano al legittimo proprietario.
Particolarmente sofisticate erano anche le modalità di gestione delle anagrafiche dei clienti. I conti erano soltanto cifrati e l'identità autentica dei beneficiari effettivi era tenuta completamente separata dai rapporti accesi con la Smi. La circostanza ha reso necessario un massiccio ricorso allo strumento della rogatoria alle autorità di San Marino. Rogatorie molto rallentate, anche in virtù della normativa sammarinese esistente ai tempi dell'apertura dell'inchiesta. La diversa legislazione ha costretto gli inquirenti italiani a procedere con 1.460 notifiche di sequestro ad altrettanti clienti della Smi. Sequestri contro i quali, nella stragrande maggioranza dei casi, i clienti hanno presentato opposizione. Tra i fiducianti anche nomi noti: il cantante "Zucchero" Fornaciari, Graziano Rossi, padre di Valentino. E ancora l'immobiliarista Federico Consolandi che avrebbe omesso di dichiarare la vendita di prestigiosi appartamenti ai calciatori Massimo Ambrosini (neoacquisto della Fiorentina) e Christian Abbiati e alla top model Belen. C'è l'ex presidente del Bologna Giuseppe Gazzoni Frascara.
Tra i clienti di Pasquini ci sono poi nomi meno noti alle cronache sportive e più a quelle giudiziarie. Come Marco Iannilli, commercialista di Lorenzo Cola, già arrestato nell'ambito dell'inchiesta su Enav Finmeccanica Digint Lincoln. E ancora quelli dei titolari del broker Enigma, Maurizio Fabris, David Ionni e Fabrizio Cerasani, che avevano rapporti con il Montepaschi e c'erano anche dei dirigenti del Mps: Alessandro Toccafondi, Antonio Pantalena e Pompeo Pontone.
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