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Grecia, il conto del terzo salvataggio lievita a 74 miliardi

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EMERGENZA GRECIA/NEGOZIATI A OLTRANZA

Grecia, il conto del terzo salvataggio lievita a 74 miliardi

BRUXELLES - È un fine settimana di negoziati angoscianti, nel disperato tentativo di salvare la Grecia ed evitare l'uscita del paese dalla zona euro, con conseguenze imprevedibili per l'unione monetaria. L'Eurogruppo, che si è incontrato ieri senza trovare una intesa su un nuovo pacchetto di aiuti ad Atene, tornerà a riunirsi oggi, a ridosso di un vertice dei leader della zona euro. In crisi appare la fiducia tra Atene e i suoi partner, nonostante gli sforzi che il paese sta facendo pur di strappare nuovi urgenti prestiti.
I ministri delle Finanze della zona euro si sono riuniti ieri per nove ore qui a Bruxelles per discutere l'analisi che la Commissione europea, la Banca centrale europea e il Fondo monetario internazionale hanno compiuto delle proposte di politica economica presentate giovedì dal governo Tsipras. In ballo c'è un piano triennale di nuovi aiuti per un totale di 74 miliardi di euro. La valutazione delle tre istituzioni è stata cautamente positiva, ma non pienamente convincente.

«C'è un problema di credibilità e di fiducia» della Grecia - ha detto a notte fonda il presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, sospendendo la riunione - La discussione rimane difficile, ma il lavoro continua». In precedenza, nel giudicare le proposte greche aveva detto: «Non ci siamo ancora: sia sulla sostanza, in termini di politica fiscale e di riforme economiche, sia per quanto riguarda la fiducia, che è stata minata profondamente».

Arrivando a Bruxelles, il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble aveva spiegato che i negoziati tra i ministri saranno «eccezionalmente difficili», che le proposte greche «non sono sufficienti», e che «il buco di finanziamento è elevatissimo». Il vice ministro delle Finanze olandese Eric Wiebes era stato esplicito: «Molti governi (…) hanno dubbi seri sull'impegno del governo greco e sulla sua capacità ad adottare» le riforme proposte. Atene ha già ricevuto prestiti per circa 240 miliardi di euro.
La stampa tedesca riferiva ieri di un documento del ministero delle Finanze a Berlino che prevede due scenari. Il primo si baserebbe su un accordo molto stringente per la Grecia, con la nascita di un fondo nel quale il paese verserebbe 50 miliardi di euro di attivi in garanzia. Il piano prevederebbe non meglio precisati tagli alla spesa automatici. Il secondo scenario si baserebbe invece su una Grexit temporanea di cinque anni. La fuga di notizie è stato un modo per tenere Atene sotto pressione.

Da Helsinki giunge voce che la Finlandia sarebbe pronta mettere il veto a un terzo pacchetto greco. Ha detto Edward Scicluna, il ministro delle Finanze maltese: “Dobbiamo risolvere una incongruenza tra le nuove proposte del governo Tsipras, che vanno oltre quanto discusso finora, e la piattaforma politica con la quale l'esecutivo è stato eletto in gennaio”. La spaccatura del governo Tsipras nel voto in Parlamento su un pacchetto di riforme nella notte di venerdì fa temere che le promesse possano non essere rispettate.
Nel documento di 13 pagine inviato dal governo greco alle tre istituzioni e intitolato “Azioni prioritarie e impegni”, Atene si impegna su molte delle misure proposte dai creditori il 26 giugno e respinte dai greci in un referendum domenica scorsa. Il problema è che allora il pacchetto doveva servire a ottenere 7,2 miliardi di euro provenienti dal memorandum scaduto a fine giugno. Oggi, il governo greco propone qualcosa di relativamente simile per avere oltre 70 miliardi in tre anni.

La riunione di ieri sera doveva servire ai governi per fare una prima valutazione del memorandum, e dare il benestare a un vero e proprio negoziato in vista di un nuovo programma. I tempi sono strettissimi. La Grecia è in evidente difficoltà finanziaria, e le banche sono vicine al tracollo. In mancanza di accordo all'Eurogruppo di questa mattina, il dossier passerà ai capi di stato e di governo della zona euro che dovrebbero riunirsi nel pomeriggio sempre qui a Bruxelles.

Lo sguardo tra ieri e oggi è tutto sulla Germania. Non è l'unico paese a essere dubbioso nei confronti della Grecia, anzi; ma è certamente quello più importante. Berlino è combattuta tra la consapevolezza del danno di immagine provocato da una Grexit e la sensazione che la permanenza del paese nella zona euro mini la credibilità dell'unione. Nel decidere, il governo Merkel dovrà capire se è pronto ad assumersi la responsabilità di una Grexit. Dei grandi paesi è l'unico a flirtare con questa possibilità.


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