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Questo articolo è stato pubblicato il 08 luglio 2012 alle ore 15:48.

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Il governatore di Bankitalia Ignazio ViscoIl governatore di Bankitalia Ignazio Visco

«Sulla spending review bisogna insistere il più possibile, perché solo così potremo ridurre le tasse, specie sul lavoro, oltre a non alzare l'Iva». Lo dice il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco che, in un'intervista al Corriere della Sera, afferma che «il governo è sulla strada giusta».
Poi, pero, aggiunge: «Va detta una verità. Il bilancio pubblico è rilevante, ma è nella media europea se si pensa che ogni anno oltre il 5% finisce per pagare gli interessi sul debito.

Non pregiudichiamo però il futuro: su scuola, formazione e ricerca bisogna investire di più». In ogni caso, la terapia d'urto del governo è necessaria. «Il governo - spiega Visco - si è trovato nella difficile condizione di dover operare dal lato della struttura produttiva in un momento di crisi e allo stesso tempo intervenire con misure di stabilizzazione. Molte tasse, quindi, troppe perché l'economia non ne risenta. Forse non si poteva fare altrimenti e già il precedente governo si era mosso in questa direzione con una delega fiscale che comportava l'aumento dell'Iva, già in parte avvenuto».

Secondo il governatore tuttavia «la lotta all'evasione fiscale è positiva. L'iniezione di concorrenza è apprezzabile, il sostegno all'innovazione delle imprese importante, la riforma del lavoro potrà avere effetti significativi, oltre all'intervento sulle pensioni, necessario. Intenti e misure condivisibili, ma con risorse modeste».

Quanto allo spread, solo 200 punti di spread dipendono dalla situazione finanziaria e produttiva italiana e non è vero che a pagare per gli aiuti siano i tedeschi, «a fine anno saranno versati dall'Italia circa 45 miliardi e non ci si è agitati tanto». Lo dice a chiare lettere, il governatore della Banca d'Italia, spiegando poi che «i tassi d'interesse sui Btp sono quattro volte superiori a quelli tedeschi. Il sistema finanziario dell'area dell'euro è frammentato, e la politica monetaria così non può avere successo».

«L'attuale spread di 470 punti base tra Btp e Bund - evidenzia Visco - per due quinti è "colpa" nostra, del nostro debito pubblico, della nostra scarsa competitività, della bassa crescita potenziale; il resto è un premio al rischio che lo Stato italiano paga per il timore del sottoscrittore dei suoi titoli che a un certo punto la moneta unica non ci sia più. Ed è come se la Germania ricevesse un sussidio dagli investitori internazionali. Con un tasso d'interesse a lungo termine dell'1,5% e una crescita doppia, Berlino ha una condizione esattamente opposta alla nostra».

Questo, continua Visco, «crea una grave forza centrifuga nell'area dell'euro. All'ultimo summit europeo la valutazione dell'eccessivo livello degli spread è stata pienamente condivisa». Per il governatore sono tre le ragioni del successo di Bruxelles. «La prima: una sorveglianza bancaria comune, che non fa scomparire ma si fonda su quelle nazionali. Seconda: l'avvio di una soluzione concreta al problema delle banche spagnole. Un problema che le nostre banche non hanno, sia chiaro. Da noi la bolla immobiliare non c'è stata. Nessuna bulimia di prestiti a fini immobiliari. Il nostro rapporto fra mutui e valore di mercato delle abitazioni è inferiore al 70 per cento. In altri Paesi è vicino, se non superiore, al 100. Terza ragione: la presa di coscienza che le differenze nei tassi d'interesse riflettono un malessere comune di fronte al quale occorre utilizzare tutti gli strumenti esistenti».

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