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Questo articolo è stato pubblicato il 04 novembre 2014 alle ore 14:15.

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Roma è maglia nera fra le città italiane in cui nel 2013 sono avvenuti più incidenti stradali: 12.974. Napoli, invece, registra il più alto indice di mortalità (1,69 morti ogni 100 incidenti), seguita nel triste primato da Catania (1,57), Trieste (1,43) e Torino (1,31). Nonostante questi tristi primati in Italia gli incidenti stradali sono in calo, con una consistente riduzione del numero delle vittime che nel 2013 ha permesso di risparmiare 368 vite umane, quasi il 10% in meno rispetto al 2012, con risultati particolarmente rilevanti per alcune categorie di utenti vulnerabili, come i ciclisti (-14,0%) e i motociclisti (-14,5%). Dati positivi, dunque, ma ancora oggi in media, ogni giorno 9 persone muoiono in incidenti stradali e 705 restano ferite. Sono i dati dell’ultimo Rapporto Aci-Istat che segnalano come nel 2013 in Italia ci siano stati 181.227 sinistri con lesioni a persone (-3,7% rispetto al 2012), che hanno causato 3.385 morti (-9,8%) e 257.421 feriti (-3,5%). Sul dato complessivo pesa il terribile incidente del luglio 2013 sull'A16 che ha coinvolto un bus turistico e nel quale sono morte 40 persone.

Mesi a rischio: a luglio il maggior numero di sinistri, ad agosto di morti
Nel 2013 il maggior numero di incidenti stradali con lesioni a persone si è verificato a luglio (17.766), con una media giornaliera di 573 sinistri. Il maggior numero di morti è stato invece registrato ad agosto - 347 in termini assoluti e 11 in media al giorno -, mese in cui anche l'indice di mortalità ha toccato il suo picco, 2,38 morti ogni 100 incidenti. La domenica è il giorno in cui si registra il livello più elevato dell'indicatore, 3,1 morti per 100 incidenti. Di notte, tra le 22 e le 6, l'indice è più alto fuori città, il lunedì e la domenica (8,32 e 7,94 decessi per 100 incidenti). Secondo il rapporto, inoltre, circa un terzo degli incidenti su strade urbane (32%) avviene nei grandi centri. I comuni a più basso indice di mortalità sono invece Milano, Genova e Bologna.

In Italia -17,7% di vittime nel trienio 2010/2013
Ma ancora c’è molta strada da fare, se si considera che con 56,2 morti per incidente ogni milione di abitanti l'Italia supera la media europea (51,4). L’Unione europea ha imposto la riduzione del 50% delle vittime entro il 2020 rispetto ai valori 2010 e verso questo obiettivo il nostro Paese si posiziona nella media dei 28 Stati membri (-17,7% nel triennio 2010/2013) . «La sicurezza stradale migliora grazie a una maggiore consapevolezza dei conducenti – ha dichiarato il presidente dell'Automobile Club d'Italia, Angelo Sticchi Damiani – e lo dimostrano i dati sulle quattro ruote ma soprattutto quelli relativi a moto e bici. La formazione e la sensibilizzazione funzionano, quindi vanno intensificati gli sforzi per l'educazione di tutti gli utenti della strada. Le novità del Codice annunciate dal Parlamento, alle quali Aci ha contribuito fattivamente, potranno accelerare i miglioramenti permettendo al nostro Paese il raggiungimento degli obiettivi imposti dall'Unione Europa». Gli incidenti stradali «sono la prima causa di morte e di invalidità permanente per i giovani e questo rappresenta un costo enorme per lo Stato. Nonostante gli sforzi già compiuti per recuperare le posizioni di altri Paesi europei, occorre non abbassare la guardia, intensificare l'azione preventiva sul sistema della mobilità e disporre di dati affidabili e di qualità affinché le politiche per la sicurezza stradali siano basate su evidenze scientifiche», ha detto il presidente dell'Istat, Giorgio Alleva.

Meno incidenti in città
Migliora la sicurezza stradale nelle città: rispetto al 2012 si registra un calo degli incidenti del 4,4%, dei morti dell'11,3% e dei feriti del 4,2%. Malgrado ciò, sulle strade urbane si concentrano il 75% degli incidenti e il 42% dei morti. I Comuni che presentano il più alto indice di mortalità sono Napoli (1,69 morti ogni 100 incidenti), Catania (1,57), Trieste (1,43) e Torino (1,31), rispetto alla media nei grandi Comuni di 0,71 decessi. Se a bordo delle automobili si muore di meno (-12,2% decessi rispetto al 2012), per le due ruote i miglioramenti sono più netti: -14,5% per i motocicli e -14% per le biciclette. Tra i conducenti le fasce di età più a rischio sono quelle dei giovani, in particolare tra 20 e 24 anni (219 vittime), e quella degli adulti tra 40 e 44 anni (215 vittime). Tra i pedoni diminuiscono le vittime del 4,7%, ma aumentano i feriti dell'1,6%; le fasce che fanno registrare maggiori incrementi di decessi per investimento sono tra gli 80-84enni e tra i 90-94enni, ma vittime in aumento anche tra giovani (15-29 anni) e bambini (0-4 anni).
In ambito extraurbano la distrazione si conferma la prima causa di incidente (20,4%), seguita dalla velocità troppo elevata (17,5%) e dal mancato rispetto delle distanze di sicurezza (13,1%). In città, invece, è l'inosservanza di semafori e regole di precedenza a causare il maggior numero di sinistri (19,1%), seguita dalla distrazione (15,6%) e dalla velocità elevata (9,5%).

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