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Questo articolo è stato pubblicato il 19 giugno 2013 alle ore 12:04.

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In Italia si consuma sempre meno vino. In pratica ne beviamo la stessa quantità che esportiamo (consumi a 22,6 milioni di ettolitri, export a 23,3 milioni). Solo poco più di vent'anni fa eravamo i secondi consumatori mondiali – naturalmente dopo la Francia – oggi siamo stati scalzati dagli Stati Uniti, che per nostra fortuna, però, bevono soprattutto vini italiani. Ma il vero fenomeno è la Cina, che cresce di anno in anno (oggi consuma quasi 18 milioni di ettolitri) ed entro cinque anni salirà sul podio mondiale.

Consumi in evoluzione
Secondo i dati resi noti da un'analisi Wine Monitor-Nomisma lo scorso anno le vendite di vino nel canale Gdo sono diminuite in volume del 3,6% rispetto al 2011: anche il primo trimestre 2013 sconta un ulteriore calo (-7,5% sullo stesso periodo dell'anno precedente). Ma la colpa non è solo della crisi.
Oggi beve vino solo il 52% della popolazione (le statistiche contano le persone con più di 11 anni), venti anni fa era il 6% in più. Nel frattempo però la popolazione è aumentata: il calo nel numero assoluto dei bevitori di vino, rileva l'analisi, è stato quindi di 1,2 milioni di persone. Quasi spariti i "bevitori quotidiani", coloro che consumano più di mezzo litro di vino al giorno (in vent'anni sono scesi da 4 a 1,3 milioni, per la metà persone anziane, comunque con più di 60 anni). La riduzione "fisiologica" (nel tempo destinata ad aumentare) di questi consumatori non è stata rimpiazzata da quelli più giovani.

Le previsioni per i prossimi anni
Per valutare come si modificheranno i consumi di vino in Italia nei prossimi anni, oltre all' invecchiamento generale della popolazione, occorre considerare altri fattori: una maggiore attenzione alla salute e il minor consumo di alcool. Molti dei "nuovi" italiani, poi, immigrati dai paesi islamici, per motivi religiosi non consumano vino.
Wine Monitor-Nomisma stima per il 2020 un ulteriore calo dei consumi che sarà il 6,1% in meno rispetto al 2012, con un livello complessivo di 21,2 milioni di ettolitri, circa 34 litri pro-capite: «un livello che, a parità di condizioni produttive ed importazioni (considerate come media dell'ultimo triennio) comporta necessariamente per mantenere l'equilibrio di mercato, uno sforzo aggiuntivo nei volumi esportati (+6,3%) o, in alternativa, una riduzione della produzione pari al 3% che, dal punto di vista strutturale, equivale ad espiantare circa 18.600 ettari o a chiudere 11.140 aziende viticole».

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