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Questo articolo è stato pubblicato il 15 gennaio 2012 alle ore 15:51.

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A due giorni di distanza dalla clamoroso maxi-taglio ai raging del'Ue di S&Poor's - che si discosta pienamente dalla decisione della "sorella" Fitch che solo pochi giorni prima ha indicato che la Tripla A della Francia è al sicuro almeno per tutto il 2012 - crescono le polemiche sul perché in Europa non esiste un'agenzia di rating, con Paesi in balia dei giudizi operati da agenzie di rating che sia nel caso delle statunitensi Moody's, Fitch e S&Poor's che della cinese Dagong provengono da latitudini lontane.

Lo ha ricordato questa mattina ai microfoni di Radio24 lo stesso Romano Prodi: «Il problema è serio. Ci sono tre agenzie di rating che hanno azionisti precisi e rispondono ad un ambiente e a un clima ben preciso dominando i nostri mercati finanziari con i loro giudizi sugli Stati e sulle imprese. E non c'è un'azione per bilanciare e pareggiare questa influenza. Credo che i rimedi ci siano. Primo, aprire il mercato, che qualche struttura europea o cinese o turca si mettano sul mercato, ma sopratutto occorre che strutture soprannazionali, cominciando dal Fondo Monetario Internazionale si rendano conto che non possiamo lasciare i voti soltanto a 3 agenzie-imprese».

Ma l'ex presidente del Consiglio non è l'unico a spingere l'Europa ad autodotarsi di un'agenzia di rating. Gianni Pittella (Pd), vicepresidente vicario del Parlamento europero: «Cosa deve ancora accadere per svegliare i governi europei e indurli a correggere una linea sbagliata, fondata solo sull'austerità e infiocchettata da annunci volti solo a tranquillizzare qualche opinione pubblica nazionale?. «Il Consiglio e la Commissione sposino la posizione del Parlamento europeo che chiede l'istituzione di un'agenzia di rating indipendente pubblica della Ue, di affidare il rating dei debiti sovrani alla Corte dei conti europea e di sanzionare i giudizi sbagliati, ma nel contempo occorrono altre risposte: la liquidità messa a disposizione dalla Bce deve essere utilizzata dalle banche per il credito alle famiglie e alle imprese, si raddoppi immediatamente il fondo salva-stati, si introduca la tassazione sulle rendite finanziarie, si emettano project bon per i grandi progetti di modernizzazione delle reti virtuali e infrastrutturali».

Durissimo il commento del deputato del Pdl, Guido Crossetto: «Con le agenzie di rating purtroppo vale lo stesso ragionamento della mafia: o si china la testa e si paga il pizzo per sopravvivere, o si combattono cercando di distruggerle sostituendo il loro potere con quello degli stati sovrani».

A cui fa eco Michele Scandroglio (Pdl): «Fino a che le agenzie di rating effettuano un servizio pubblico, pur essendo società private e quotate in Borsa, occorre che di loro si sappia tutto e che siano messe in condizioni di non incorrere in errore per rispetto ai Paesi e ancora di più ai Popoli che con una loro parola possono ridurre sul lastrico. Il caso Parmalat è un pessimo esempio del comportamento di S&P. Non credo sia un caso isolato nel mondo».

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