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Questo articolo è stato pubblicato il 16 dicembre 2013 alle ore 12:22.
L'ultima modifica è del 16 dicembre 2013 alle ore 13:48.

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I costi della politica, diretti e indiretti, ammontano a 23,2 miliardi di euro tra funzionamento di organi istituzionali, società pubbliche, consulenze e costi derivanti "dalla sovrabbondanza del sistema istituzionale". «Una somma pari a 757 euro medi annui per contribuenti, che pesa l'1,5% sul Pil». È quanto stima la Uil nel rapporto "I costi della politica", presentato oggi a Roma dal leader Luigi Angeletti e dal segretario confederale Guglielmo Loy.

Un milione di persone gravita nel settore
«Un milione di persone vivono di politica - dice Angeletti - quasi il 5 per cento della forza lavoro. Ridurre questo numero si può anche attraverso una riforma della Costituzione. Secondo la Uil è possibile ridurre la spesa per la politica di sette miliardi di euro "senza compromettere ma migliorando l'efficienza delle nostre istituzioni democratiche".

I costi
Nel dettaglio, evidenzia lo studio, per il funzionamento degli Organi Istituzionali (Stato Centrale e Autonomie Territoriali), nel 2013 si stanno spendendo oltre 6,1 miliardi di euro, in diminuzione del 4,6% rispetto all'anno precedente (293,3 milioni di euro in meno); per le consulenze 2,2 miliardi di euro e per il funzionamento degli organi delle società partecipate, 2,6 miliardi di euro; per altre spese (auto blu, personale di "fiducia politico", Direzione Asl, ecc.) 5,2 miliardi di euro; per il sovrabbondante sistema istituzionale 7,1 miliardi di euro.

I possibili interventi
Di qui l'esortazione del sindacato a ridurre subito il numero dei parlamentari, a superare il bicameralismo perfetto, a diminuire (in modo consistente) incarichi e consulenze di nomina politica, valorizzando le risorse umane già operanti, a tutti i livelli, nelle pubbliche amministrazioni. La Uil chiede anche di metter mano alla moltitudine di enti e società pubbliche, spesso improduttive e fonte di produzione di deficit, razionalizzandone il numero e le funzioni e favorendone il dimensionamento con l'intento di creare economie di scala. Sono queste le scelte, conclude lo studio, che avvicinano i cittadini alla politica e all'amministrazione del "bene comune".

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