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Questo articolo è stato pubblicato il 29 marzo 2013 alle ore 12:12.

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La voce sta diventando un coro che cerca di scongiurare almeno una delle componenti dell'ingorgo fiscale a cui assisteremo nell'estate 2013. E lo slittamento al 2014 dell'entrata in vigore della nuova Tares (il tributo sui rifiuti che dovrà consentire ai Comuni di coprire integralmente i costi della raccolta e dello smaltimento) ormai arriva all'unisono dal mondo delle autonomie, della politica e dei consumatori e delle aziende di raccolta e smaltimento.

Anche perché oltre ai rincari (sino al 25% per le famiglie ma oltre il 600% per gli esercizi commerciali nel passaggio dalla Tarsu alla Tares) la scadenza dei pagamenti per le imposte locali e quelle nazionali creerà tra giugno e luglio un conto decisamente alto. Infatti, a meno di interventi correttivi auspicati ormai a 360 gradi, la Tares debutterà a luglio, subito dopo gli acconti Imu (che quest'anno non si pagherà con le aliquote standard ma con quelle, in genere più alte, decise dai Comuni), Irpef e Ires e in contemporanea con l'eventuale aumento Iva ormai fifficile da scongiurare. Il saldo sarà invece in calendario per fine anno, e anche in quel caso sarà accompagnato nel giro di pochi giorni dalle scadenze Imu, Irpef e Ires.
In questo ingorgo fiscale, la Tares peserà di più rispetto alla Tarsu o alla Tia pagata nel 2012 per due ordini di motivi. Il primo con i rifiuti non c'entra e nasce dalla maggiorazione obbligatoria da 30 centesimi al metro quadrato che i Comuni dovranno applicare per finanziare i servizi indivisibili (dall'illuminazione pubblica alla sicurezza passando per manutenzione delle strade e cura del verde pubblico). I Comuni non potranno decidere sconti su questa maggiorazione, che a livello nazionale vale un miliardo di euro, anche perché queste risorse sono già state tagliate dall'Erario. I sindaci potranno però decidere di aumentare ulteriormente il carico, facendo passare la richiesta da 30 a 40 centesimi al metro quadrato: una scelta che, alla luce delle condizioni in cui si trova la finanza locale e dei tagli aggiuntivi (2,25 miliardi) già previsti dal decreto di luglio 2012 sulla revisione di spesa, potrebbe portare il conto a 1,33 miliardi. Senza dimenticare che la Tares dovrà garantire la copertura integrale dei costi del servizio rifiuti, in base a un parametro che oggi era vincolante solo per i Comuni della Campania e per quelli (1.300 su 8.094) che adottavano la tariffa (Tia) invece della vecchia tassa (Tarsu). In un Comune come Milano, che nel 2012 registrava una "scopertura" del 5,4%, l'insieme dei due fattori potrebbe portare ad aumenti fra il 9 e il 20,5% a seconda degli utenti.

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