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Questo articolo è stato pubblicato il 16 novembre 2011 alle ore 19:08.

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Linea dura della Cassazione sulle violenze in campo durante le partite di calcio. L'esempio più famoso fu quello della testata di Zidane a Materazzi in diretta mondiale, ma anche nelle partitelle fra minori o "amici" non è raro che ci scappi un pugno. Per la Suprema Corte, sentenza 42114/2011 (si legga il testo sul sito di Guida al diritto), però, si tratta di lesioni personali, nessuna attenuante.

Il torneo juniores
Durante una torneo di calcio un ragazzino aveva sferrato un destro a un avversario, mentre l'azione si stava svolgendo in tutt'altra parte del campo. Per "senso di frustrazione", aveva assodato la Corte d'Appello di Perugia, dopo una azione di gioco finita male per l'aggressore. Niente da fare, dunque, per la difesa del piccolo "pugile" che aveva invocato la scriminante del "rischio consentito" nell'ambito dell'attività sportiva. Per i giudici va confermata la condanna per lesioni personali inferta in primo grado dal tribunale dei minori e poi confermata dalla Corte territoriale.

Il "rischio consentito" non opera fuori dell'azione
Per Piazza Cavour, infatti, l'infrazione delle regole va sempre valutata in concreto con riguardo «all'elemento psicologico dell'agente il cui comportamento può essere colposa, involontaria evoluzione dell'azione fisica legittimamente esplicata o, al contrario, consapevole e dolosa intenzione di ledere l'avversario approfittando della circostanza del gioco». Inoltre, l'azione lesiva, per essere giustificata, non deve integrare una infrazione della regola sportiva e se lo fa deve essere «compatibile con la natura della disciplina sportiva praticata ed il contesto agonistico di svolgimento». Pertanto, «un pugno inferto all'avversario quando il pallone sia giocato in altra zona del campo è condotta gratuita, estranea alla logica dello sport praticato, nonché dolosa aggressione fisica dell'avversario per ragioni affatto avulse dalla peculiare dinamica sportiva».

È il pallone a definire l'ambito del gioco
Infatti, nel calcio «l'azione di gioco è quella focalizzata dalla presenza del pallone», oppure da movimenti anche senza la palla funzionali però «alle più efficaci strategie tattiche - blocco degli avversari; marcamenti vari; tagli in area e quant'altro - e non può ricomprendere tutto quanto avvenga in campo», anche se durante l'orario di gioco.

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