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A Balotelli basta un gol per riprendersi Liverpool

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A Balotelli basta un gol per riprendersi Liverpool

Come nel più classico copione dei film sullo sport: prendi un giocatore che non segna da un bel pezzo e che non vede il campo da altrettanto tempo. Lo fai entrare, tra lo sgomento di tutto lo stadio, quando mancano 15 minuti alla fine della partita e gli avversari dopo aver pareggiato stanno producendo il massimo sforzo per portare a casa il bottino pieno. E quel giocatore, contro il buon senso e contro ogni previsione, si ricorda di improvvisamente di essere un bomber: buca la difesa avversaria come se fosse di burro, irride i due difensori centrali e batte senza pietà il portiere. Gol, vittoria e trionfo, con i compagni a festeggiare e i tifosi scatenati in cori “ad personam”.

A Mario Balotelli è andata proprio così: nel momento più nero dell’anno più nero dell’intera carriera, già abbastanza lunga nonostante i soli 24 anni, ha messo la firma sulla vittoria per 3-2 del Liverpool sul Tottenham, squadra che adesso i Reds braccano a un solo punto di distanza nella lotta per la quinta posizione. Con il terzo posto di Southampton e Arseal, e relativa qualficazione Champions, appena tre punti più su a quota 45.

Per capire la straordinarietà dell’evento basta dire che quello di ieri è stato il primo gol di Balotelli in Premier da quando, all’inizio della stagione, era tornato in Inghilterra carico di attese, sue e dei tifosi. Tutti aspettavano gol a grappoli e invece nulla, il vuoto pneumatico a parte qualche sprazzo qua e là nella altre competizioni giocate dal Liverpool. Un progressivo allontanamento dall’undici titolare fino a finire ai margini della rosa. Dimenticato come un giocatorino qualunque, altro che SuperMario.

Un giocatorino da piazzare nella sessione invernale del calciomercato, ma troppo costoso in termini di ingaggio perchè davvero qualcuno potesse pensare di prenderlo. Quindi Liverpool come prigione, altro che il sognato rilancio a livello internazionale dopo il fallimento, insieme ai compagni di Nazionale, della spedizione azzurra ai Mondiali in Brasile.

I questi mesi si è visto di tutto, anche le code dei tifosi che restituivano la maglia di Balotelli. Gli stessi tifosi che ieri impazzivano, sugli spalti, urlando “Mario, Mario” come se il loro fosse un amore profondo e mai incrinato. L’allenatore dei Reds, Brendan Rodgers, dopo il gol ha esibito un’esultanza a pugno chiuso come per confermare che lui, in Mario Balotelli, ha sempre creduto. Come se quel gol fosse una routine per quella macchina da gol con la pelle scura e il numero 45 sulla maglia. Lo stesso Brendan Rodgers dalla cui bocca, negli ultimi mesi, sono usciti apprezzamenti poco lusinghieri su Balotelli, il suo modo di vivere, il suo modo di comportarsi, il suo modo di allenarsi (male), il suo modo di stare in campo (ancora peggio). E il suo modo di non segnare, (quasi) mai.

Nel calcio basta un gol vincente e torni al centro del mondo. A Balotelli, nell ’incredibile altalena che ha caratterizzato la sua carriera, è capitato troppe volte perchè possa davvero credere che tutto sia passato e dimenticato. Si è solo aperto l’ennesimo capitolo di una storia che non sappiamo come andrà a finire: ogni volta si pensa sia la svolta decisiva, il segnale di un cambiamento di rotta da parte di un talento immenso sacrificato sull’altare della sregolatezza. Ogni volta, passata la sbornia dei momenti di gloria, si torna al punto di partenza. Come se nulla fosse.

Ieri Balotelli si è ripreso Liverpool: tifosi, allenatore e compagni. L’augurio è che, almeno questa volta, riesca a non perdere il tesoretto che nasce da un gol vincente. Dalle immagini si vedeva che era commosso ed emozionato: non è capitato spesso di vederlo così. Forse solo un paio di volte con la maglia azzurra, per esempio dopo la doppietta rifilata alla Germania (semifinale del campionato Europeo) che sembrava il sigillo di una definitiva consacrazione.

Basta un gol, non sempre ma qualche volta basta un gol. Forza Mario, ricomincia da capo. Ma questa volta fallo solo per te e per la tua famiglia, senza l’obbligo di dover dimostrare qualcosa al mondo. L’amore nel calcio è una cosa molto più semplice della vita di tutti i giorni: per quello si, che bastano i gol.

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