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Questo articolo è stato pubblicato il 03 marzo 2012 alle ore 08:11.

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Ci sono voluti 192 giorni per recuperare il terreno perduto ed effettuare l'aggancio. . Un riallineamento che era nell'aria, vista la tendenza chiara in atto sui mercati da inizio anno: due mesi in cui l'ampia liquidità fornita dalla Bce alle banche europee e il ritorno di fiducia sul nostro Paese hanno favorito un'ondata di acquisti sui titoli del Tesoro, che hanno potuto così ridurre drasticamente i tassi. Continua invece invece la sorveglianza sulla Grecia. Ieri l'agenzia internazionale Moody's ha declassato ulteriormente il debito sovrano di Atene, portandolo da "CA" a "C". È l'ultimo gradino nella scala di Moody's prima del default. Lo scorso 27 febbraio S&P aveva ridotto il rating greco a livello di "default selettivo".

Il solco scavato fra Roma e Madrid, che a dicembre aveva sfiorato addirittura i 200 punti base si è dunque progressivamente colmato. Prima sulle scadenze più brevi (sui 2, 3 e 5 anni il recupero era già avvenuto nei giorni precedenti), infine sui decennali. A guardar bene, l'aggancio di ieri (per qualche fase del pomeriggio si è visto anche un vero e proprio sorpasso fino al riallineamento finale) è avvenuto più per demerito della Spagna che in virtù di una vera e propria spinta sui BTp.
È stato infatti l'annuncio del primo ministro, Mariano Rajoy, a rendere piuttosto nervoso il mercato: il Governo di Madrid ha infatti rivisto al 5,8% il deficit/Pil per fine anno rispetto al 4,4% concordato in precedenza con le autorità europee. Una correzione prevedibile (pochi giorni fa lo stesso rapporto era stato fissato all'8,5% per il 2011, vale a dire 2,5 punti in più rispetto alle previsioni), che è giunta però in un giorno significativo per l'Europa perché proprio ieri i capi di Stato erano impegnati a Bruxelles per siglare il «fiscal compact», il nuovo patto che impone regole comunitarie più stringenti sui bilanci pubblici.

Lo «strappo» spagnolo, insomma, ha finito per indispettire gli investitori: ora le perplessità dei mercati tornano a concentrarsi più sullo stato di salute delle Finanze del Paese iberico, che nel corso dell'anno si troverà per giunta a convivere con un calo del Pil dell'1,7% e una disoccupazione del 24,3% a causa delle misure di austerità. La differenza nei confronti dell'Italia, che con il Governo Monti sta invece recuperando credibilità sullo scacchiere internazionale, è in questo senso ben tangibile e serve a spiegare gran parte del ribaltone degli ultimi due mesi.
Difficile dire a questo punto se la rincorsa dei titoli italiani (in senso assoluto, e non soltanto rispetto ai pari grado spagnoli) sia destinata a proseguire. Di certo parte delle possibili pressioni nei confronti dei BTp è probabilmente destinata ad affievolirsi ulteriormente nei prossimi mesi perché il Tesoro ha superato a pieni voti la prova del mercato. «Da inizio anno – nota Chiara Manenti, strategist sul reddito fisso di Banca Imi – l'Italia ha realizzato il 23,5% delle emissioni lorde stimate per l'intero 2012 e il rischio di rifinanziamento appare ora notevolmente inferiore». Da qui in avanti, dunque, la gestione del debito potrebbe diventare (situazione sui mercati permettendo) più agevole e questo contribuirà quantomeno a ridurre l'ansia in vista delle aste.

È poi altrettanto evidente che gli effetti della seconda asta di rifinanziamento triennale della Bce (quella di mercoledì scorso) devono ancora farsi sentire. Per ora gran parte dei 530 miliardi distribuiti (169 dei quali assegnati a banche italiane) restano parcheggiati presso lo stesso istituto di Francoforte in attesa di impiego: due giorni fa l'ammontare dei depositi presso l'Eurotower ha raggiunto il massimo storico di 777 miliardi e il destino dei mercati dipende ovviamente in modo cruciale da quale direzione prenderà questo fiume di denaro.
Senza l'aggancio dell'Italia alla Spagna, quella di ieri sarebbe stata catalogata come la più classica delle sedute di consolidamento. In una giornata caratterizzata da movimenti limitati delle Borse, Milano ha comunque colto l'occasione per recuperare un altro 0,43% e riportarsi ai massimi da fine ottobre. Altrove si è preferito navigare a vista: Parigi ha chiuso a +0,04%, Francoforte a -0,29%, Madrid a +0,18% e Londra a -0,34 per cento. Pausa di riflessione anche a New York, dove l'S&P 500 ha ceduto lo 0,32% e il Nasdaq lo 0,43%: la prossima settimana, che si chiuderà con i dati sul mercato del lavoro, sarà densa di appuntamenti macro che permetteranno di misurare la forza di reazione dell'economia Usa.

m.cellino@ilsole24ore.com

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