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Questo articolo è stato pubblicato il 03 dicembre 2011 alle ore 09:23.

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Il Fondo monetario ha riconosciuto ieri che le banche centrali nazionali europee potrebbero fornire prestiti bilaterali all'Fmi in modo che questo abbia le risorse necessarie a combattere un possibile peggioramento della crisi dell'Eurozona.

Secondo fonti citate dall'agenzia Bloomberg, i ministri finanziari europei avrebbero dato il via libera ad approfondire questa proposta nel loro ultimo incontro del 29 novembre e che i prestiti potrebbero ammontare a 100-200 miliardi di euro.

La somma potrebbe essere collocata in un trust fund, uno speciale veicolo gestito dall'Fmi, presumibilmente con il contributo di altri, come i grandi Paesi emergenti, e destinata a interventi a favore di Paesi come Italia e Spagna, se le loro difficoltà si dovessero acuire. Peraltro, anche lo statuto della Banca centrale europea non vieta operazioni con istituzioni finanziarie multilaterali, anche se la Bce non è membro dell'Fmi. Per questo, verrebbero utilizzate in via prioritaria le banche centrali nazionali che fanno parte dell'eurosistema.

In questo modo si ovvierebbe all'opposizione, soprattutto tedesca, a fornire le risorse dei contribuenti per eventuali salvataggi di Italia e Spagna o a coinvolgere ulteriormente la Bce e si mobiliterebbero maggiori finanziamenti, creando la "potenza di fuoco" necessaria per interventi su larga scala, come quelli che le necessità di finanziamento soprattutto dell'Italia richiederebbero. Le operazioni dell'Fmi andrebbero a sommarsi agli interventi che la Bce sta realizzando sul mercato secondario, di acquisti di titoli italiani e spagnoli, e a un possibile intervento del fondo salva-Stati europeo Efsf. Il Fondo monetario sarebbe inoltre in grado di fare rispettare la condizionalità dei programmi economici concordati con i Paesi coinvolti e, non da ultimo, è un creditore che ha la priorità su tutti gli altri e quindi metterebbe i fornitori dei prestiti al riparo da un rischio di insolvenza.

«Come ha detto il nostro direttore Christine Lagarde - ha detto ieri il portavoce dell'Fmi, Gerry Rice - il Fondo avrà bisogno di più risorse se la crisi dovesse peggiorare ulteriormente e come ha notato il premier lussemburghese Jean-Claude Juncker dopo la riunione dell'Eurogruppo del 29 novembre, le autorità europee, come altri membri del Fondo, stanno esplorando la possibilità di prestiti bilaterali all'Fmi. Questi prestiti potrebbero venire dalle banche centrali dei Paesi membri. Di fatto, queste lo stanno già facendo in base all'accordo Nab e altre intese bilaterali dal 2009». Oltre a quella del trust fund, potrebbe essere utilizzata la formula dei prestiti al General resources account dell'Fmi, ma quesa incontra l'opposizione di diversi membri.

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