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Questo articolo è stato pubblicato il 30 giugno 2012 alle ore 13:58.

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Tutti contenti per l'accordo sul meccanismo anti-spread? I mercati hanno salutato con rialzi spettacolari, che non si vedevano da mesi e forse da anni, l'esito del summit di Bruxelles. L'euforia ha il suo rovescio inquietante se si pensa come avrebbero potuto reagire in mancanza di un risultato concreto. Ma il brivido che corre lungo la schiena per lo scampato pericolo si è accompagnato ad un sollievo globale. Difficile dire quanto durerà e forse è meglio godersi il momento di ritrovato slancio europeista senza guastare la festa. Dopo tutto, la possibilità per Paesi come l'Italia - che stanno facendo i loro compiti in termini di riforme strutturali e consolidamento dei conti pubblici - di poter chiedere l'intervento del fondo salva-Stati sui mercati è un discreto «paracetamolo finanziario», per usare le parole di Olli Rehn. Forse non il più risolutivo dei mezzi, ma sicuramente efficace, essendo un anti-piretico, nel far scendere lo spread. Il paziente sfebbrato si cura meglio.

Madrid ha l'emergenza banche da affrontare, Roma deve rilanciare la crescita. Entrambe potranno ricorrere al salva-Stati, affinché stabilizzi i rendimenti dei titoli sovrani attraverso acquisti diretti sul mercato, senza il presidio della trojka (Fmi, Ue, Bce). Restano però molti punti da chiarire sulle modalità d'intervento del fondo, che in luglio prenderà il nome e le funzioni di European Stabililty Mechanism (Esm). Innanzitutto con quali risorse? La dotazione dell'Esm è di 700 miliardi di euro, ma di questi circa 200 sono già impegnati. Fino a 100 potrebbero andare alla Spagna per la ricapitalizzazione delle banche. Ne resterebbero quindi 400. La Banca centrale europea, quando fu impegnata negli acquisti di titoli di Stato sul mercato secondario alcuni mesi fa, ne aveva spesi oltre 200.

Non è chiaro in quali termini sia stato affrontato il potenziamento dell'Esm al vertice di Bruxelles. A un certo punto sembrava che vi fosse, sul tavolo delle trattative, la possibilità di concedere al fondo la licenza bancaria, un modo per potersi rifinanziare direttamente dalla Bce. In conferenza stampa i leader europei, compreso Mario Monti, hanno detto che l'argomento non è stato oggetto di discussione. L'altra ipotesi era una ripresa degli acquisti da parte dell'Eurotower, a fronte di garanzie dello stesso Esm, ma il governatore Mario Draghi preferisce non utilizzare l'Smp, securities market program. Un report di Commerzbank Research stima che al di là dell'eventuale intervento sui mercati a favore di Italia e Spagna, altri potrebbero bussare alla porta dell'Esm. Cipro, ad esempio, potrebbe chiedere fino a 10 miliardi, si parla di un potenziale pacchetto d'assistenza alla Slovenia (5 miliardi), mentre le modifiche al piano piano d'aiuti alla Grecia potrebbero tradursi in un ulteriore aggravio di 15 miliardi. Considerando che Portogallo e Irlanda difficilmente potranno tornare sui mercati nel 2013 e che complessivamente, tra l'anno prossimo e il 2015 dovranno rifinanziare oltre 50 miliardi di euro, ecco che la dote dell'Esm si assottiglia pericolosamente: siamo a poco più di 300 miliardi di euro.

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