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Questo articolo è stato pubblicato il 12 aprile 2012 alle ore 09:51.

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Riforma della Protezione civile con un decreto legge. È la previsione, per ora, definita alla riunione preliminare di ieri per il Consiglio dei ministri, di venerdì. Un testo in undici articoli che modifica, in parte, gli assetti istituzionali, rafforza il potere del capo del Dipartimento, cambia i meccanismi di finanziamento degli interventi per le emergenze. La questione più dibattuta, da anni, era se la Protezione dovesse tornare sotto il ministero dell'Interno. Il ministro Anna Maria Cancellieri l'aveva invocato all'inizio del suo mandato. Il prefetto Franco Gabrielli aveva risposto a più riprese che la collocazione attuale, all'interno di palazzo Chigi, era l'ideale e non andava modificata.

La soluzione ipotizzata sembra accontentare tutti. Sparisce la figura del ministro per il coordinamento delle attività di protezione civile. Il titolare politico è ora il presidente del Consiglio «ovvero, per sua delega, il ministro dell'Interno» com'è molto probabile che accadrà non appena il testo sarà approvato. Il Viminale, dunque, con la delega promuove e coordina nelle emergenze «le attività delle amministrazioni dello Stato, centrali e periferiche, delle regioni, delle province, dei comuni, degli enti pubblici nazionali e territoriali e di ogni altra istituzione ed organizzazione pubblica e privata presente sul territorio nazionale». Per questo l'Interno, sempre con la delega «si avvale del dipartimento della Protezione civile» che rimane, però, sempre all'interno della Presidenza del Consiglio.

Cambiano poi alcune regole sulla dichiarazione dello stato di emergenza e i poteri di ordinanza. Si introduce, intanto, la possibilità di deliberare non solo quando gli «eventi calamitosi» si verificano ma anche «nella loro imminenza». La delibera è del presidente del Consiglio - o, con sua delega, del ministro dell'Interno - una volta «acquisita l'intesa con le Regioni». Lo stato di emergenza non può durare più di 60 giorni, più altri 40 al massimo. Le conseguenti ordinanze di protezione civile, cioè i provvedimenti di attuazione operativa degli interventi, sono emanate «d'intesa con le Regioni territorialmente interessate, dal capo del Dipartimento della Protezione civile qualora delegato dal presidente del Consiglio» o dal titolare del Viminale. Il potere di ordinanza direttamente in capo al numero uno del dipartimento è una novità di rilievo.

La seconda innovazione è che le ordinanze emanate entro 20 giorni dalla dichiarazione di emergenza sono «immediatamente efficaci»: vanno trasmesse al ministero dell'Economia ma possono essere deliberate senza il «concerto» preventivo con il ministero del Tesoro, necessario invece dal ventunesimo giorno. Sui finanziamenti per gli interventi sulle calamità ci sono tre strade. Le Regioni possono aumentare l'imposta sulla benzina «fino a un massimo di cinque centesimi per litro». Il governo, inoltre, può innalzare l'accisa sulla benzina e sul gasolio, sempre al massimo per cinque centesimi. «In alternativa» o «in combinazione» con l'incremento fiscale sul carburante, ecco la novità: «tassazione fino a una misura massima di due centesimi di euro» per l'invio di sms da «cellulare, computer o siti internet».

I gestori delle società di telecomunicazione «provvedono al pagamento dell'imposta, con facoltà di rivalsa nei confronti dei clienti». Il tema del finanziamento delle emergenze dovrebbe giustificare, tra l'altro, il ricorso allo strumento del decreto legge, per certi versi inaspettato visto il tavolo di lavoro creatosi alcuni mesi fa per definire il riordino della Protezione civile, presenti oltre ai rappresentanti del Dipartimento i tecnici dell'Interno, dell'Economia e della Presidenza del Consiglio.

Ultima - non in ordine di importanza - innovazione è la previsione dell'articolo 7 in base a cui «la flotta aerea antincendio della Protezione civile, nonché il Centro operativo aereo unificato (COAU) sono trasferiti al Dipartimento dei Vigili del fuoco».

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