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Andrea Bolla (Confindustria): «Fisco, non fermiamoci…

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il decreto fiscale

Andrea Bolla (Confindustria): «Fisco, non fermiamoci ora»

Andrea Bolla
Andrea Bolla

La delega fiscale contiene norme importanti per ridare finalmente competitività al nostro paese. Occorre attuarla in fretta «non solo perché ce lo chiede l’Europa. Lo stato della nostra economia ci impone di non fermarci di fronte a dibattiti vecchi di quindici anni». Da tempo - osserva Andrea Bolla, responsabile del Comitato tecnico per il Fisco di Confindustria - «ci battiamo per avere un fisco più equo, trasparente e orientato alla crescita». Ecco perché occorre procedere «senza intoppi, in fretta e bene».

La seconda constatazione attiene ai tempi. Perché non inviare subito all’esame del Parlamento il testo del decreto legislativo sull’abuso del diritto e la nuova disciplina delle sanzioni approvato alla vigilia di Natale? Testo evidentemente comprensivo anche della contestata norma «sul 3 per cento». Le commissioni parlamentari, «anche grazie ai contributi e alle osservazioni che noi e i soggetti maggiormente coinvolti potremo offrire in audizione» esprimerebbero il parere entro un mese con annesse le richieste di correzioni che potrebbero essere concordate con il governo. Il testo tornerebbe appunto il 20 febbraio all’approvazione definitiva da parte del Consiglio dei ministri. Si risparmierebbe un mese, e il decreto legislativo sarebbe pronto per marzo.

«Non facciamo passi indietro in direzione di una vera civiltà fiscale, come previsto dalla delega». E poi, il decreto legislativo «consta di dieci pagine che cominciano ad andare in direzione di un rapporto più civile tra fisco e contribuenti. Va sicuramente migliorato e non si può fermare tutto per quattro righe». Il riferimento è al contestatissimo «19bis» introdotto nel testo. Lo si può modificare o sopprimere del tutto - osserva Bolla - ma di certo la sua applicazione non si può estendere anche alla frode con fatture false. Per il resto nel provvedimento compaiono «cose che chiediamo da tempo». In primis, la tematica dell’abuso del diritto, «che finalmente viene definita, come ci chiede l’Unione europea da anni. Si può scegliere tra diversi regimi fiscali alternativi e, siccome non c’è alcuna violazione delle norme, si va verso una sostanziale depenalizzazione». Poi il raddoppio dei termini di accertamento, che può scattare «purchè la denuncia venga presentata nei termini ordinari di decadenza, dunque entro quattro anni».

Per Bolla, uno degli altri punti qualificanti in direzione di un «fisco finalmente amico» è la cosiddetta cooperative compliance: «Un buon inizio, che contiene anche primi elementi di premialità per le imprese». Si possono rivedere alcuni punti, ad esempio per quel che riguarda l’ambito di applicazione ora limitato alle imprese con più di 10 miliardi di ricavi, prevedendo ad esempio una distinzione settoriale con soglie diverse di fatturato. «Dopo tante anticipazioni di stampa e lavori di “commissioni ombra”, la buona notizia è che finalmente abbiamo letto un testo che può essere senz’altro migliorato. Ecco perché non bisogna fermarsi. Facciamo lavorare le commissioni Capezzone e Marino». Quanto alle sanzioni, «aspetto da sempre sollecitato da Confindustria, è fondamentale che si distingua tra chi commette errori, interpreta una normativa complessa, non versa imposte dichiarate perché non ha risorse per farlo, da chi froda dolosamente il fisco». In linea con quanto previsto dalla delega, «sarebbe stata opportuna una radicale depenalizzazione della cosiddetta evasione di necessità contro la quale peraltro sono previste sanzioni pecuniarie anche pesantissime». Anche la franchigia dei 1.000 euro per le fatture false dovrebbe essere tolta. Quanto alle soglie di punibilità, per i reati diversi, non è sbagliato ragionare in termini percentuali». Non si può in sostanza limitare il dibattito a una misura. E allora «non ci fermiamo nel percorso di riforma, ripartiamo subito e bene».