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Questo articolo è stato pubblicato il 24 luglio 2014 alle ore 17:24.
L'ultima modifica è del 25 luglio 2014 alle ore 09:51.

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È un luglio decisamente caldo per Fiat Chrysler: giorni di rumors su alleanze e fusioni clamorose che potrebbe cambiare la geografia dell'industria automobilistica. Dopo le voci di stampa su un interesse di Volkswagen, il Lingotto ha smentito ieri anche quelle relative a una fusione con Psa (Peugeot-Citroën) avanzate questa volta da una fonte molto autorevole: il Financial Times nella sua edizione online. Anche i francesi hanno subito negato contatti con gli italo-americani di Fca per creare quella che, in linea puramente teorica, potrebbe essere la quinta casa automobilistica mondiale con 8 milioni di veicoli prodotti all'anno.

Secondo i rumors questa volta sarebbe stato il gruppo Fca ad avanzare proposte di cooperazione e integrazione ai francesi con l'obiettivo di valutare una serie di ipotesi di collaborazione che vanno dalla fusione alle alleanze strategiche per abbattere i costi, potenziare le economie di scala, incrementare la copertura geografica e di offerta, oltre a migliorare le posizioni in mercati strategici e in quelli e emergenti. Il mercato ha reagito positivamente premiando il titolo Fiat in odore di fusione francese con un rialzo a Milano del 2,10% a quota 7,79 euro.

Un portavoce di Fiat-Chrysler sentito dal Financial Times ha affermato che il Lingotto non è in trattativa con Peugeot: «Discutiamo con tutti di progetti mirati», ha aggiunto il portavoce. Più articolata è stata la risposta del Leone: «Smentiamo che ci sia qualsiasi discussione con Fiat. In questo momento - aggiunge - la nostra priorità è la ristrutturazione del gruppo».

Nei mesi scorsi infatti il nuovo numero uno del gruppo transalpino (nel cui capitale sono arrivati gli alleati cinesi di Dongfeng) Carlos Tavares ha sviluppato un piano quinquennale teso alla ristrutturazione della casa francese (e dei suoi marchi Peugeot, Citroën e Ds) che prevede il ritorno alla generazione di cassa operativa positiva nel 2016 per salire a due miliardi nel 2018. Secondo un portavoce di Psa ogni decisione strategica «avverrà in seguito». E questo, oltre alla smentita del Gruppo guidato da Sergio Marchionne, ha spento ogni valutazione realistica su una fusione che in fondo è stata ipotizzata anche due anni fa, per di più tra due gruppi che vantano una storia quasi unica di cooperazione e buon vicinato. Fiat e Psa in passato hanno infatti già siglato intese per sviluppare modelli condivisi per la realizzazione, per esempio di monovolume (Fiat Ulysse, Lancia Phedra, Peugeot 807 e Citroën C8) e di veicoli commerciali. Ma cosa potrebbe nascere da una simile e al momento fantascientifica equazione Psa+Fca? Un colosso globale che potrebbe impensierire Toyota, Gm, Vw e Hyundai, una multinazionale dell'automobile in grado di giocare in modo per certi versi complementare su diverse aeree geografiche: Europa, Usa, Sud America e, non ultima Cina. L'unione di forza produttiva e tantissimi marchi generalisti e premium (in ordine sparso da Alfa Romeo a Citroën, da Fiat a Jeep, da Peugeot a Maserati fino a Ferrari) è comunque intrigante anche solo come ipotesi di studio visto che i due gruppi esibiscono gamme e modelli in competizione diretta ma in alcuni segmenti (quello C in Europa per esempio dove Psa è più forte) non si sovrappongono e sono sinergici, mentre Fca una potenza di fuoco nello strategico mercato dei suv che i transalpini non possiedono. E mentre si specula di fanta-fusioni, ci si chiede quale sarà il prossimo scoop o rumors con Fca al centro di strane alleanze.

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