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Questo articolo è stato pubblicato il 12 febbraio 2013 alle ore 06:43.

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CARPI (MODENA)
Non ha avuto danni alle strutture, ma ha tutti e cinque i capannoni da adeguare dal punto di vista antisismico – 300mila euro di spese – e soffre un calo di business doppio rispetto al trend del settore. Eppure Imballaggi Cavicchioli, Pmi di Carpi specializzata in scatole di cartone ondulato, ancora non sa se e quanto avrà diritto a contributi. E, ancor peggio, quanti dei clienti del cratere – dal tessile all'alimentare, dal biomedicale alla meccanica – che da giugno a oggi hanno rallentato, se non interrotto, la domanda di scatole riusciranno a resistere.
«Siamo impelagati in un'aberrazione burocratica inconcepibile in uno stato d'emergenza come quello della Bassa modenese. Un'efficace ripartenza post sisma imponeva strumenti immediati e controlli ex post. Qui, quando avranno finito i controlli antimafia sui costruttori non ci sarà più bisogno di capannoni nuovi e quando ci saranno i soldi, non ci saranno più imprese da finanziare». È un fiume in piena Riccardo Cavicchioli, socio dell'azienda di famiglia creata nel 1946 a Carpi, una ventina di km a nord di Modena e co-fondatore di Cis, il consorzio scatolifici italiano, nato pochi mesi fa per dare voce a una sessantina di aziende che producono imballaggi in cartone ondulato, cinque in Emilia-Romagna, di cui due nel cratere (Cavicchioli e la Lugli Enrico, attiva dal 1866).
«Il nostro comparto ha perso nell'ultimo anno il 10% del fatturato, noi oltre il 20% – aggiunge Cavicchioli, 25 addetti e un giro d'affari di 4,5 milioni negli anni buoni, un milione in meno nel 2012 – e non è facile scorporare la perdita causata dal sisma. Pur senza danni alle strutture, pesano sui conti non solo il mancato business nel cratere, primo bacino di riferimento, ma anche avere tutti gli addetti terremotati».
Eppure l'Emilia-Romagna anche nell'emergenza «ha mostrato la sua grande virtuosità civile, a partire dal pagamento delle tasse anche sulla casa distrutta. Ma è un territorio stremato che rischia di sparire. Abbiamo notizie di diverse medie aziende, nella maglieria soprattutto, che non riapriranno affatto. Noi – prosegue l'imprenditore carpigiano – avevamo tenuto molta liquidità in cassa per far fronte alla crisi di mercato e con quella abbiamo invece affrontato l'emergenza. Ora siamo pure beffati dall'obbligo di adeguamento antisismico che il concorrente a pochi km non ha!».
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